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vita di alberto pisani |
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a — disse — t’ho a confidare un segreto ; vieni.
— Un segreto? a me? —
E la fantesca levossi, e il seguì : fermàronsi
tutti e due in istrada sotto a un lampione. Ivi
il nostro poeta, dimenticatosi affatto che un
guatterino grembiale cingeva la Giulia, si diede
a sballare una terrìbile storia d’amore ; meglio,
una quintessenza di storie. Ella ascoltava con
un sorriso di approvazione, dico cioè, non ne
capiva una goccia.
— E ne morrò, sai ! — concili use lui che
narrava.
— Vérgine-madre ! — fece la cuoca — che
torlobòrlo !
— E morirò avvelenato — ripicchiò Alberto convinto.
— Il Signore ne guardi ! — disse ancora la
cuoca.
Qui. il disgraziato
“trasse <ìi seno l’amoroso foglio
— Per lei. —
— Chi, lei ? — dimandò Colombina stupita.
— Gigia ! — risponde Fiori mio con un lungo
sospiro.
— Taccuìni belli ! — esclamò la fantesca, soffogando a pena le risa — la Balollina ! — e.
con un sùbito moto, s’impossessò del viglietlo
che, tragicamente, ma non senza interno tremore, porgèvale \1 berlo.
Giusto il dì dopo, in sulle ùndici ore, violente scampanellata alla porta di casa Pisani.
Era qualcuno, il quale o avea diritto di entrare, o volca.
E la servetta, che sollécita accorse, aprì a
1111 signore, lutto vestilo di nero, abbottonato
da capo a pie’, compresa la faccia, e col cilindro su’11 occhio.