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Il codino 113 — Io? — disse il contino ancora più arrossando. Mia madre, che stava seduta, cominciò a tripolare per l’impazienza un ginocchio, e a dire : — so cosa avete. —- Don Cari orna gno si spaurì. — Voi — seguitò la contessa nel l’additarlo con l'ìndice — oggi.... poco fa.... udiste e forse avete anche tenuti discordi, mi duole d’insudiciarini le labbra.... rivoluzionari. No? allora leggeste qualcuno di que* lùridi fogli scritti da quei pieni-di-pulci di repubblicani.... gente che non usa le brache, e si gloria!... canaglia.... — Ma no, signora mammina — interruppe don Carlomagno. — No? — ribattè la contessa, studiandolo con l’oc- chialetto. — Bene, andate. — Don Carlomagno fe’ un tondo inchino, e rimase. — Ilo detto? — esclamò la contessa. — Vado — balbettò mio fratello c si allontanò « a ritroso ». Mia madre se la sentì fumare. Balzò dalla sedia, c corse al contino. Quello, continuando a indietreggiare, s’addossò contro il muro. QJh il bel quadretto, Bertino! Là, mio fratello, un traccagnotto, alto come un granatiere di Prussia, tutto tremante; qua, rimpetto a lui, mia madre, don- ncttina dell’India, gli occhi fuor dalla testa, soffiando come una gatta. — Conte! — ella esclamò — si vólti! — e, senza dargli un momento, lo fe’ girare sui tacchi. Orrore ! Don Carlomagno « s’era tagliato il codino ». Imàgina la signora mia anadre! Fu, come se le avès- scro tolto un quarto di nobiltà; non riuscendo a parlare, s’ajutò con le mani, e giù, una solenne guanciata al figliolo. — Ho dùnque in casa un ribelle? — gridò, non appena potè rinviare la lìngua. — Ed io! sono io che 10 ha allattato ! Cielo ! che cosa ne avrebbe inai detto 11 vostro pòvero padre? Disonore degli Etelrèdi! •— e t|uì, sulla seconda gota di mio fratello, poggiò un «'tltro splèndido schiaffo, forse per simmetrìa. Il ragazzone, còlto dalla paura, non alzava nem- Do<bi. * 8