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La Principessa di Pimpirimpara 83

— in un battibaleno — come una palla di ferro che tonfi in negra aqua, scompare ; scompare non lasciando dietro di sè che un forte odore di smoccolatura ed un rintrono da grossa campana suonata. E io mi sveglio. Ilo il corpo indolenzito, la lingua allappata, gli occhi mezzo ingommati. Fò per stirarmi : ahi ! — dico, urtando contro la tàvola — che c’è ? — Io ne rimango sopra- pensieri, quindi strasecolo allorché, riuscito tastoni alla finestra e schiusa un’imposta, vedo vestito mè, e il Ietto, non tòcco : quanto all’orologio, accenna alle nove ; quanto al mio Giorgio, si dorme pacificamente la sua dodicèsima ora. Ed impossìbile raccapezzarmi ; mi affanno invano a cercare. A chi, dunque, ricorrere ì Perdio ! alla brocca. Difatti, come v’immergo le mani — che migli iella ! — e mi bagno la fronte, ecco nella fantasìa ripasseggiarmi, a braccio; la principessa di Pimpirimpàra e la contessa di Nievo. — Mariuole ! — penso io tra lo stizzoso e il ridente. E lì, non posso rimanermi di dare una occhiata dietro al sipario del teatruccio ; vi si animontoiia un garbuglio di fantoccini : ne volgo un altro alla carta da lèttera posta sopra la tàvola, vicino al candeliere senza candela e colla gorgieretta di vetro spezzata ; c’incontro in majuscole, un : COW... — Mariuole, mariuole ! — ripenso nelTabbe- verare la penna. F, perchè le due burlone non