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82 ^ALTRIERI tozzi diti c dalle unghie cimate, discende, prestamente il raccoglie : risetto betTeggiatore diedro le tele e la rappresentazione continua. Rapito il messo, spazzale via le dame, chi, se non io, dovèa squintarsi ? E invero, Fjjq compare nel suo beirarnese delle domèniclie. Ego che, in sulle prime, tremante, incora*»- gisce poi e comincia a spifferare a Tripilla mia pippionala d’amore. Ma (piella, con uno sguardo rimuginante, lo lira sùbito fuor di rotaja, lo confonde talmente che Ego, persa allallo affatto la scherma, le si butta alla balza in ginocchio. Poh ! e’ s'è fritto. 11 lontano rumore che, nel principio dell’amoroso colloquio pareva ([nello di un orologio polseggianle in mezzo alfovalla, raggiunge il rombo di cento incannatói, come in cantina ; un bolli bolli, uno sfrigolare, un sussurrìo, lo accompagnano. E tutta la stanza si abbuja : con il cri-crac di cattivi fiammiferi, segnalisi, dissolvonsi sulle pareli, girigògoli strani — fosforescenti, fumosi. Intanto de’ violini, che si èrano inviati sottaqua, s’instradano in un crescendo. Fuga. Subiscono strappate sprezzanti, rabbiose, che obbligano certo i lor suonatori a balzar dalle sedie tre dita ogni arcata ; — poi — ad un tratto, lampeggio. E nuovamente chiarore. Continuando il frastuono, attorno, nella scena, mi si perlùgiano mille finestre con duemila occhi che guardano giù, e, da cento porte, una folla di burattini sincalza, si stiva, risucchia come l'onda del mare. A mè trèmuli le gambe : lento «ridare, o n non posso. La principessa, in questa, le cui pupille gatteggiano più che più, incoronami un cércine, imboccami un dentaruolo. Generale sii- folamenlo ; la piena ballonzola, il fracasso aumenta, aumenta. E.... bo-um.... un colpo di tamburone, poi, tutto, teatro, ometti di stoppa, luce