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80 | l'altrieri |
gesi un picchiamento di unghie sopra la tàvola per imitar lo scarpiccio e.... via. La reggia imbianca, cancèllasi a poco a poco: dietro di essa, come ne’ cromatropi, disegnasi una seconda scena.
Gran piazza: — l’attornia una tiritera di pòrtici; in fondo, chiesa: sul dinanzi da un lato un albergo con insegna sporgente; dall’altro, un edifizio di carta grigia la cui soprascritta porta: asilo infantile. Sebbene il cielo stìa pinto a un immacolato sereno, i signori burattinisti avvisano di rappresentare: tempo cattivo. Difatti, la luce che piove è glàuca, fredda come in una palude: tu, instintivamente aspetti, dalle quinte — un rospo.
Ma s’ode il crocchiar d una toppa.
Invece del rospo, dall’asilo infantile, esce un collegialinuccio, in tùnica azzurra, il moccichino appiccato alla cintola, in mano la cartelletta.... Erbette in minestra! chi scorgo! Ma sono io, colùi, io stesso, l’eco i miei capelli ricci, il mio bel naso all’insù, le mie labbra sottili.... perfino un cerio pìccolo neo, alla dritta, sul ciglio.... oh oh, chi osò mai?
Rataplan: in risposta, uno stamburamento.
Nasce, da lungi, un rumore sìmile a quello di molte dita a pìzzico, battute su gonfie gote cavallerìa in galoppo poi, il patatà-patatà si moltìplica; mèscolavisi tintinno di sonagliuzzi, squilli di casserole e uno scucchiario come di mano che frughi, convulsa in una cesta di posate d’argento.
Appàjono i primi fanti; ciascuna fila somiglia ad una spiedata di quaglie.... E pàssane, pàssane, arrìvano i cavalieri, corazzati in stagnolo; certo, de’ cavalieri eccellenti per durarla 111 sella con ì sopranaturali salti, con lo sprangar di calci violento, delle loro gran lepri;