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78 L*ALTRIK!tI Ed al segnale, un luminoso quadrato si forma neiroscurilà. È il sipario, il (piale, rotolandosi, scoj)re alla slavata luce del magnesio un proscenio.... Xoi siamo nella magnìfica reggia di Pimpirimpara : colonne, capitelli, architravi, tutto sembra coperto da un’àurea, impalpàbile polve, tutto tremola, scintilla, crepita, esageratamente càrico di elettricità. lui ecco, nel mezzo della scena, su di un tettuccio S. A. R. la principessa Tripilla, una bellissima bàmbola, in vesta oro ed argento, con un visetto bianco c rosso come una giuncata colle maggioslre, occhi aerini, treccie di stoppa stelleggiate di diamanti. Un groppo al fazzoletto, se mai ih* usate, filosofi ! S. A. che mangia lingue di Araba Fenice e inghiotte perle sciolle in l'ocài, che dorme su piume di uccellimosca e si forbisce con biglietti da mille, ahimè ! si annoja pure a morirne. Invano la duchessa di Tricli- e-lrach — sua dama che le scalda le coltri — si affanna a trillare, a bocca chiusa, le più sdrucciolévoli poesiuccie ; invano la contessa di Piripicchio — la (piale, ogni tanto, le solila il nasino con una pezzuola a merletti — pizzica, su* n' arpa priva di corde, delle inzuccheranti armonie ; Tripilla batte sempre, stizzosa, il plumbeo piedino contro le assi del palco: di più : come la marchesa di Chiacchierella rispettosamente la prega di inanimirsi, di non comprométtere la sua augusta salute, essa, in risposta, degnasi appoggiarle uno schiaffo. Se la spalmata, che, poco dopo, dalle quinte si od'*, intende imitarlo, che Dio ci salvi anche dalie carezze della regale fanciulla. Ma — taratàntara ! — udite clangor di trombe. Ai lj.eti suoni di una fanfara (cioè di mi pèttine vestito di carta velina, e di migliare)1i entro una scàtola di latta) due guardie, tutte