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70 L* ALTRI ERI mai, per lo innanzi, veduto ; che noi eravamo creati l'uno apposta per l’altro ; dalle dalle, me ne convìnsero tanto, che, diméntico affatto de7 versi alla Luna e non curando quelli del fratellino, uscii a passeggiare fino a dì basso. Su tale soggetto — giova avvertirlo — ho poi cangialo di idèe : le idèe, a fortuna , seguono la sorte delle o;sa. \llora peraltro qual- tr’anni 01* fà) quantunque ghignassi imbattèn- domi ne’ collegialini dei Barnabiti, i (piali in lunga fila scarpinavano al Duomo schiacciali sotto de’ cilindroni senza un’ombra di grazia, tenevo ciò nondimeno il fermo convincimento che il salubre cappello — dico salubre rispetto ai colpi di canna — se dotalo di una certa curva alla moda, felicissimamente si adattava diàvolo di un periodo a qual confessione ini incili \) si adattava a un giovinollo, come ine — già, capirete che per tracciarmi almanco la dirizzatura dovevo ricórrere allo specchio — un giovinotto — làh : modestia a parte — bello. E mi fu, tale cilindro, origine di un grande avvenimento. Era per mè, proprio nel ritornare a casa con lui. che l’avvocato Ferretti, il mio palrino. attraversava la via. — (ìnido — egli mi disse fcrmàndomi — stasera mia moglie fà ballare. Sai.... una torta, uria bottiglia di vino spumante e quattro salti. Etichetta, zero. Vieni. Vi ha molle e molte bilie ragazze che attèndono un cavaliere. Io gli opposi che babbo avèa la sera slessa seduta e che, (pianto a mamma.... — Corpo delle Pandette ! — esclamò l’avvocato ridendo ed appoggiandomi su’na gota uno scili affetto. — E tu ? che hai, tu ? Non hai gam!)C, a caso? Poh! un giovinotto in cilindro! —