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80 | poesie |
Oh per somma pietate a pensier santi
Cangiar le colpe, e miei desiri indegni,
E dal Ciel mi s’insegni
10Il suon soäve de’ superni canti;
E l’auree note dell’Eteree corde,
Ver cui l’orecchie mie fin qui fur sorde!
Così faria sonar tua gran possanza
Mia lingua ognor che con le cetre alterna,
15Alma Vergine eterna,
All’angosce del mondo alta speranza;
Alle glorie del Cielo alto ornamento,
E dell’abisso a’ mostri alto spavento.
Empi, che in rimembrar, come si scelse
20Pura del Figlio Genitrice eterno,
Vinto il profondo Inferno,
Piega il ginocchio alle sue voglie eccelse,
E d’orror palpitando erge le chiome,
E trema al suon dell’adorato Nome.
25In van malizia d’infernale arciero
Tra le man scellerate arco riprende,
Se contra segno il tende,
Che sia nei campi di Maria guerriero:
Ella col cenno, e col girar del ciglio
30Da’ suoi dilunga ogni mortal periglio.
E pur le grazie di sì gran difesa
Il Mondo forsennato oggi non cura:
In cruda pugna e dura,
Ove ogni piaga è sempiterna offesa,
35Ove nel vincitor non ha mercede,
I sì pronti soccorsi altri non chiede.
Ma, o beata, che negli alti giri,
O santa, che d’amor siedi reïna,
Benigna il guardo inchina,
40E fa che pia nostre miserie miri;
E perchè il mondo a tua pietà ricorra,
I prieghi suoi tua carità precorra.
VI
PER S. PIETRO.
Strofe.
Di mille pregi chiare
Apparver d’Abraam l’inclite genti,
Quando di Faraon gli sdegni ardenti
Furo sommersi in mare;
5E quando per l’Arabia aspri tormenti
Ebbero incontra, e quando lor concessa
Fu la felice Regïon promessa.
Antistrofe.
Ma via più sfavillaro
Schiere più grandi e di più gran virtute,
10Poichè l’Apportator della salute
Sacre Mamme lattaro:
A cantar quegli Eroi tra le più mute
Fora la lingua in favellare ardita:
Non corre mortal piè strada iufinita.
Epodo.
15E non per tanto lo splendor di Pietro
Tra sì fulgidi lampi egual non vuole:
Dunque se oso lodarlo, affiso il Sole,
E chiudo il mare immenso un picciol vetro.
Strofe.
Ma che dico? Viltate
20E ben oprando abbandonar speranza;
Non può trista cader mortal possanza
Nell’imprese onorate;
Però se in dir di lui, che ogni altro avanza,
A mezzo il corso verrà meno il dire,
25Sarà nostra corona il grande ardire.
Antistrofe.
Siccome alpestre scoglio
Sprezza i furor del minaccioso Egeo,
Così le furie, e dello stuolo Ebreo
Pietro sprezzò l’orgoglio:
30E come tuona ad atterrar Tifeo
Fiamma che giù dal ciel scende veloce,
Tonava il suon della sua nobil voce.
Epodo.
Quinci del Crocifisso egli scoperse
L’odiata insegna di Sïon sul monte,
35Mirabile trionfo! e sull’Oronte
Diede battaglia alle falangi avverse.
Strofe.
Poscia a più forte guerra
Verso il colle Tarpeo volse le piante,
E l’adorato allôr Giove tonante
40Ivi percosse a terra:
Quante minacce, quanti oltraggi, quante
Insidie suscitò l’ira Romana?
Ma degl’iniqui la fatica è vana.
Antistrofe.
Simone il manifesti,
45Mago in un punto scellerato e folle:
Ei per l’alto dell’aria irsene volle
Verso i campi celesti;
E mentre di quell’ali il volo estolle,
Che fabbricate aveva arte d’inferno,
50Diceasi caro al Regnator superno.
Epodo.
Allor nel gran teatro il popol folto
Meravigliando gridi alti diffuse,
E nelle piume, a sollevar non use
Umane membra, ei tenea fiso il volto.
Strofe.
55Ed ecco apre la bocca
Pietro, ed i prieghi non fornisce appieno,
Che ogni possanza al volator vien meno,
E giù dal ciel trabocca.
Rimbombò da lontan l’ampio terreno
60Per la percossa, ed ei fiaccato e lasso,
Non che volar, non potea muover passo.
Antistrofe.
Non è frale bugia,
Anzi per lunga esperïenza è vero,
Che cieco il peccator dal buon sentiero
65In suo cammin travia:
All’Uom santo dovea Nerone il fiero,
Di sua benevolenza aprir le porte,
Ed ei le chiuse, e lo condusse a morte.
Epodo.
Ma meraviglia saggio cor non prenda
70Su ciò pensando: il Correttor del mondo
Vuol che si tocchi de’ martirj il fondo
Pria che a bearsi su nel ciel s’ascenda.
Strofe.
Ampio mar di martíri
Tragitto Pietro, indi però fu scorto
75D’estremi gaudii a sempiterno porto
Sopra gli Eterei giri.
Colassù d’ogni ben, d’ogni conforto