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70 poesie

III

PER ERCOLE PIO

CONDOTTIERE DE VENEZIANI

Morì innanzi che si combattesse a Lepanto.

O inclita Ferrara,
     Benchè forte e possente
     Godi felice degli Estensi Eroi,
     Non men dolce e men cara
     5Sia mia cetra dolente,
     Il pio Guerrier piangendo, e gli onor suoi:
     Qual gemma d’India, o qual tesor fra noi
     Può ristorare il danno
     Di grand’Alma rapita?
     10O quale incanto mitigar l’affanno
     Può di mortal ferita?
     Ah! che morte ha le lagrime compagne,
     Ed è ria Tigre chi talor non piagne.
Vide le pie sorelle
     15Gia tanto il Po lagnarsi,
     Che trasformaro nel dolor sembianti,
     Quando dall’auree stelle
     Cadde Fetonte, e sparsi
     Corser di Febo i corridor fumanti:
     20E del Sigeo su’ gioghi onda di pianti
     Per le guance divine
     Tetide bella asperse;
     Ed ella svelse dalle tempia il crine,
     Misera allor che scerse
     25Domito Achille da mortal saetta,
     D’Asia, e di Troja singolar vendetta.
Ben già con flebil voce,
     Ben con pianto materno
     Tentò sottrarlo alle battaglie estreme;
     30Ma l’anima feroce
     Tutto recossi a scherno:
     Spirto vago d’onor morte non teme.
     Quale entro i voti alberghi orribil freme
     Orba Libica belva,
     35Che se rugge o se stride,
     Lunge rimbomba al gran furor la selva;
     Tal pianse il gran Pelide,
     Visto Patroclo insanguinar la strada
     Per l’alta piaga dell’Ettorea spada.
40Ratto l’ire funeste
     Sparse per l’aria, e spense
     In lungo obblio l’empia discordia e rea;
     Quinci l’armi riveste,
     Che adamantine immense
     45Temprò Vulcan nella spelonca Etnea:
     Ardea lo scudo, il duro usbergo ardea,
     Ardea l’asta pugnace
     Tra’ grandi aurei splendori;
     Ma l’elmo altier dell’immortal fornace
     50Vivi anche leva ardori:
     Tale in sul Xanto ei formidabil corse,
     E corse sì che i venti anco precorse.
Tra mille piaghe e mille,
     Tra gente or vinta or morta
     55Ettorre ei trasse a dura strage oscura:
     Non sia vanto d’Achille;
     Che spazïosa e corta
     Vita mortal sempre è di Dio misura.
     Ben ei l’acerba in vendicar ventura
     60Del caro amico estinto,
     Ogni furor dispiega;
     I piè trafigge al Cavalier già vinto,
     E tra le rote il lega;
     Tre volte intorno alla muraglia ei gira
     65De’ patrii alberghi, e seco dietro il tira.
Volve il carro e rivolve
     Il Tessalo giocondo,
     I destrier sferza ed implacabil fiede:
     Ma tra sangue e tra polve
     70Volvesi Ettorre immondo,
     E dall’alte sue torri Ecuba il vede.
     Forse talora odio mortal concede
     Inasperir lo sdegno;
     Ma se troppo trascorre,
     75E varca l’ira di ragione il segno,
     Mai sempre in Ciel s’abborre;
     Poco dunque da lunge un Sole apparse,
     Che il tutto incenerì, distrusse ed arse.
Fra tue dolci quadrella
     80Tendi ora un dardo acuto,
     O Musa, e canta di Peleo doglioso,
     Che alla sì ria novella
     Divelse il crin canuto,
     E franse con dura unghia il sen rugoso.
     85Già di nobile Ninfa inclito sposo
     Stirpe s’udìa promessa,
     Quasi celeste in terra;
     Ed ora in sul fiorir la piange oppressa
     Nella primiera guerra;
     90Nè mira se a battaglia altri risorga,
     Che più sussidio a sua vaghezza porga.
Pur con l’orribil sorte,
     Pur col pianto di Troja,
     Molto può consolar ne i dì felici
     95L’inaspettata morte;
     Che non è poca gioja
     Tirar seco cadendo anco i nemici:
     Quinci contempro, o Pio, modi infelici,
     E miei funesti carmi
     100Giungo a’ funesti suoni;
     che sorgi armato, e nel gran dì dell’armi
     Non folgori e non tuoni,
     Nel più bel corso tuo morte t’invola,
     Nè sangue Turco il tuo morir consola.
105Mal felice Guerriero,
     Da te per certo in vano
     Fu di battaglia la dura arte appresa,
     Se nel conflitto altero
     Alla tua nobil mano
     110La più bell’opra esser dovea contesa.
     Speranze infauste! all’onorata impresa
     Vestisti i duri acciari,
     Desti l’insegne a i venti,
     Per fare i pregi tuoi sorger più chiari;
     115Ma suon d’alti lamenti
     È succeduto alla sperata gloria,
     E ria pompa di Morte alla vittoria.