Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
64 | poesie |
125Il fedele di Dio ben si travaglia,
Ma non è forza, che atterrarlo vaglia.
XC
X
Strofe.
Grido antico risuona,
Che la Fama è fornita
Di mille orecchie, e che mille occhi gira;
E più, ch’ella ragiona
5Con mille lingue unite
Sopra ciò ch’ella ascolta, e ch’ella mira:
Or quinci d’affermare io prendo ardire,
Che non mai sempre la sua voce è vera,
Ma ch’ella alcuna volta è menzognera.
Antistrofe.
10S’accompagna ad errore
Soverchio favellare;
Per bella prova oggi ne sono esperto.
Va famoso rumore
Empiendo cielo e terra,
15Che Pindo d’ogni grazia oggi è deserto:
All’orecchio di Re grillo notturno
Porta manco di noja, e men l’attrista,
Che la voce Febea d’un Citarista.
Epodo.
Sorga il Cieco fra noi, che tanto vide,
20E bene armando la Meonia lira,
Ei ritolga da Lete il gran Pelide,
Fia nudo. Dive son le Muse, è vero:
È ver, che amiche della gloria eterna,
Sopra l’obblivione elle hanno impero;
25Ma loro basti quel Parnaso aprico:
Dirsi talmente ascolto; ora io che dico?
Che dico? Innalzo i carmi,
E per la verità m’accingo all’armi.
Strofe.
Chiamo chi regge il freno
30Inclito della Dora1;
Chiamo del Mincio a contraddire i Grandi2,
E vo’ chiamar non meno
I regi alti dell’Arno,
Cosmo eccelso, e con lui due Ferdinandi:
35Costor della mia cetra il Greco legno
Non ebbero in dispetto, anzi il gradiro,
E lo fregiaro d’or poi che l’udiro.
Antistrofe.
Quinci lor cara mano,
Qual d’Aganippe amica,
40Oggi divulgo e volentier celebro:
Ma che? Del sacro Urbano
Vuolsi tacere il pregio,
Sommo Pastor, sommo Rettor del Tebro?
Ei dell’Aonio coro e canti e preghi
45Non solo sempre di buon grado ascolta,
Ma le sue cetre ei piglia in man talvolta.
Epodo.
Alme Donzelle, che l’eburnea fronte,
E la bellezza delle crespe chiome
Terger solete nel Castalio fonte,
50Su d’Engaddi nel pian fiori intrecciate,
Sopra il Libano omai tessete fronde,
E di si gran Pastore il crine ornate:
Titol d’ingrato a cor gentile è tosco.
Non sia del tetro obblio nembo si fosco,
55Che a lui non si rischiari,
E l’arsa invidia a riverirlo impari.
Strofe.
Degno mai sempre, degno
Dell’alma eccelsa Sede,
Ove oggi posto egli è beato, e bea;
60Poiche il nobile ingegno
Fra le nebbie del vulgo
Ma sempre il Sol della virtù scorgea;
Ne giammai fu del mondo arte si scaltra,
Che a fargli inganno ella movesse ardita,
65E non tornasse alla per fin schernita.
Antistrofe.
Fra lor mettono in prova unghioni e denti;
Tale i suoi Duci armati
Per l’immenso retaggio
De’saldi suoi pensieri
70Nella rocca sublime
Ad ognor la ragion fa vincitrice:
Or chi fia che non speri
Sotto sì fatto scettro
Sulla terra impetrar vita felice?
75Fiera tiranna delle piagge Eoe,
Falange Macedonica, ben dei
Cosparger di silenzio i tuoi trofei.
Epodo.
Mio stil per ira a favellar non prende;
Parlo per vero dire, ed è malvagio
80Chi di sentir la verità si offende,
Dunque Alessandro abbatte i Greci, e poi
Fiacca le corna al Nilo, indi fra’ Persi
L’impeto fa sentir de’ lampi suoi:
Nè per cammino egli era lasso ancora,
85Ma ruppe i suoi vïaggi
Morte crudel che non paventa oltraggi.
Strofe.
Qual leoni affamati
Sovra cervetta ancisa
Corsersi incontra a guerreggiar frementi.
90Ah dell’imperio lor miseri giorni!
Quanti in quel tempo per discordi acciari
Ondeggiaro di sangue e fiumi e mari!
Antistrofe.
Al gran guerrier Latino
Ora volgasi il guardo,
95Poichè sul Rubicon ruppe il divieto.
Il popol di Quirino
Provò secol giammai
Per la sua libertate unqua men lieto?
Vide Tessaglia, vide Libia e Spagna
100Starsene vilipesa, e senza fossa
La carne uccisa de’ Romani e l’ossa.
Epodo.
Armasi quinci il sucessore, e spiega
Insegne minacciose a far vendetta,
Ad altri vincitor la vita niega,
105Tutte funesta le marine Etnee,