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60 | poesie |
Quinci volaro alteri
15Sommi Duci e guerrieri:
Chè taciuto valor quasi è viltate.
Strofe.
Pindaro al buon Gerone
Inni compose, e di Cirene a’ Regi;
E celebrò Terone,
20E suoi carmi s’udivano
Là dove di virtute atti fiorivano.
Antistrofe.
Grande Urban sacrosanto,
E fulgor nuovo dell’Italia agli astri,
Te citareggio e canto;
25E vo’ che invan s’adirino
Le serpi dell’invidia, ove ti mirino.
Epodo.
Te, non umano ingegno,
Diede a sì nobil regno,
Ma Lui, che all’Universo impon sua legge;
30Ed egli non vien manco,
Anzi sta sempre al fianco
Di chi sublima, ed a bell’opre elegge.
Strofe.
Mentir non è concesso
Alle mie Muse, nè menzogna odiosa
35Alberga il mio Permesso;
Vero Apollo ragionami,
E di bei gigli Verità coronami.
Antistrofe.
Mosè gregge pascea
Sull’alto Orebbe; e Dio sommo lo scelse
40Duce alla gente Ebrea:
Che non fece ei scorgendola,
E dal perverso Faraon traendola?
Epodo.
Ei con sembiante invitto
Al crudo re d’Egitto
45Del celeste Signor la voglia aperse;
E quando al suo talento
Venire il vide lento,
Fe’ che orribili piaghe egli sofferse.
Strofe.
Cinifi, strania guerra,
50Ei suscitò di gracidose belve
Tutta ingombrò la terra:
L’acque sangue diffusero,
In ombra ai rai del Sol tutti si chiusero.
Antistrofe.
A tragittare ei piglia
55Il mar per terra, e gli fu dato il varco:
Eterna meraviglia!
A piè nell’onda ei misesi,
Ed il golfo Eritreo per lui divisesi.
Epodo.
Cadde per la foresta
60Di manna alma tempesta,
Ineffabile cibo a lor vaghezza;
E dagli alpestri monti
Disgorgar fece fonti,
Che sopra il mele a bere ebber dolcezza.
Strofe.
65Ma qual per l’arsa arena
Dell’Arabia romita, o bella Euterpe,
Vaghezza oggi ti mena?
Verso il Tebro avvicinati,
Ed ivi umile al Signor nostro inchinati.
Antistrofe.
70Fa che tu baci il piede,
A cui per suo cammin segnano l’orme
Sempre Pietate e Fede;
E da cui non disviasi
L’alma Giustizia che nel mondo obbliasi.
Epodo.
75Il suo guardo cerviero
Mercurio lusinghiero,
Come quel d’Argo già, non addormenta;
Nè giammai può cotanto
Insidioso canto,
80Che dall’orecchio accorto unqua si senta.
LXXXVI
VI
Strofe.
Omai fugge in Tracia il gelo,
Ride il cielo,
E per noi zefiro spira:
Omai Flora in terra appare,
5E sul mare
Più Nettun fier non s’adira.
Antistrofe.
In stagion tanto gradita
L’alba invita
I mortali alla lor arte:
10Altri a giogo i tori lega,
Altri spiega
Fiere insegne al crudo Marte.
Epodo.
Il nocchier vara sua nave,
E fa solchi entro l’Egeo:
15Ma per me cetra d’Orfeo
Sposerassi inno soave;
E d’allor cinto le chiome
Lungo il Tebro io dirò come
Deggia ornarsi un sacro nome.
Strofe.
20Caro al Cielo, o limpid’Arno,
Non indarno
Sopra i fiumi alzi la fronte:
Siìde’ figli, e de’ tuoi regi
Sono i pregi,
25E quaggiù le glorie conte.
Antistrofe.
I tuoi Cosmi, alta memoria,
Han vittoria
Sull’onor de i più possenti:
Ferdinandi odo ammirarsi,
30E cantarsi
De i Leoni, e de i Clementi.
Epodo.
Ma fulgor tanto lontano
Non dia lume a’ versi miei;
Sian per me lampi Febei
35I bei rai del grande Urbano.
Gedeon se al sacro Tempio
Minacciasse oltraggio, o scempio
Madian con nuovo esempio.
Strofe.
Su, cor mio, chè in poppa io sento
40Sì bel vento,