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320 | POESIE |
Solo sopra la terra
Gli umidi nembi ho da tener cosparsi?
Un altro segno.
Non ti sembri fatica
Palese far, perchè così favelli
Ombrosa Notte del silenzio amica.
Notte.
Perchè non sorge il Sol dall’Oceáno
Ma colaggiù rimansi oltra il costume,
Ed io non so dal mondo
Come partita far senza il suo lume.
Un altro segno.
Forse non sorge il Sol, perch’egli attende
La bella Aurora, che gli voli avante,
Ed ella in terra divenuta amante
Nè di Sol, nè di sè non si rammenta;
Là dove Amor tormenta,
Il core è morto, e la memoria è spenta.
Notte.
Non vo’ chiamar l’Aurora,
Chè da ciascuna Legge un core è sciolto,
Tosto ch’ei s’innamora;
Ma dovrà Giove rivoltarsi in mente,
E far sì che non pera
Tutto il mondo sepolto
In tenebrosa sera.
Uno de’ segni.
Or segui tuo cammino
Vola nell’alto, esponi
Il discreto tenor di tue ragioni:
Nulla cosa è non piana
Al gran saper divino.
Coro di segni celesti.
Non è questo che splende il primier giorno,
In cui superbo ne’ celesti campi
Amore illustri il suo possente Impero:
Già di bel Sol, di vago viso adorno
Soavi trasse e dilettosi lampi,
Onde del gran Saturno arse il pensiero,
Sicchè il novel destriero
L’altezza chiuse del divin sembiante,
E mosse per le selve il piè sonante.
ATTO QUARTO
berecintia, amore, mercurio, coro degli dei.
Berecintia.
Nella magion stellante e luminosa,
Eterni alberghi, non soggiorna un Dio,
Che per alta beltate alto desio
Non gli abbia messa in cor fiamma amorosa,
Nè pur è stanco ancor, nè pur si pente,
Nè pur si sazia Amor di tanti esempi;
Oggi fa dell’Aurora il petto ardente.
Ella dall’alto ciel discesa in terra
Non cura più di rimenarne il giorno,
Sol per le selve trascorrendo intorno
Pace procura alla sua propria guerra.
Ma se quel d’ogni cor dolce Tiranno
Tosto la bella Dea non riconsola,
Dal colpo avrà d’una saetta sola
Il mondo tutto irreparabil danno.
Chè se del Sole ai rai l’usata scorta
Nel vïaggio fatal non fa l’Aurora,
Il Sol farà nel mar lunga dimora;
Sì nel mio grembo ogni virtù fia morta.
Amore.
Di che diletti il cor così cantando
Antica Berecintia torreggiante?
Rammenti forse i celebrati ardori
De’ trapassati amori?
Berecintia.
O fiero cor sotto ridenti ciglia,
O tenero fanciul d’infiniti anni
Fabbricator d’inganni:
Operator d’eccelsa meravaglia;
Non canto no, non canto
Miei trapassati ardori,
Canto i novelli amori,
Onde la bella Aurora infiamma, ed ardi,
E piango il grave mal, cui tu non guardi.
Amore.
Non biasmar me che dal mio ardor non viene
Mai cagion di dolore,
Vien cagion di dolor dall’altrui core,
Quindi gl’incendj miei non ben sostiene;
Pur ha tanto valor questa mia mano,
Ch’ogni grave tormento
In un solo momento
A voglia mia farà volar lontano.
Berecintia.
Folle è chi ciò non crede,
Prova di mille esempi
Altrui ne può far fede;
Ma fa che chiaro tu lo mostri ancora
Nell’amor dell’Aurora.
Amore.
Riposa omai, riposa,
La bell’Aurora ancor farò giojosa;
Ma vo’ mostrare in pria
Quanto ha seco valor la face ardente,
E la faretra mia.
Mercurio.
Dove cercar d’Amore,
E dove ritrovarlo oggi poss’io?
Ei su dipinte piume
Ratto via più che stral, via più che vento
Ha di volar costume;
Dunque dove cercarlo,
E dove ritrovarlo oggi poss’io?
Ecco colà, s’io non m’inganno il veggio.
O pargoletto Dio,
Spiega le penne, e sali
Al concilio celeste;
Così comanda Giove
Signor degl’immortali.
Amore.
Araldo degli Dei,
Stellante messaggiero,
Deh mi rispondi, e di’ se ti rimembra,
Quando feci Saturno
Coprirsi nel sembiante d’un destriero?