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del chiabrera | 257 |
Stringeansi al seno i pargoletti infermi:
Così movean le sbigottite turbe
Inverso i monti; e colà suso in cima
Altri piangea dolente i suoi tesori,
155Altri gli amor di alma bellezza, ed altri
La sommersa carissima famiglia:
Era chi vago rimirava l’acque
Tanto diffuse, e si scriveva in mente
L’acerba vista dell’orribil caso,
160Per farne istoria a’ successor nipoti:
Lasso! ma van fu suo spirar, ch’al fine
Salendo l’onda imperïosa ascose
Tutto egualmente il volto della terra.
Solo infra le procelle, infra gli abissi,
165Infra i tuoni, infra i turbini, infra i lampi,
Allor tutta secura e riverita
Nuotava l’arca; ed ascoltando i gridi
De’ cor sommersi, e l’orrido rimbombo
Dell’onde irate, il buon Noè tranquillo
170Canta la forza del Signor superno:
Ch’ei scoterà la terra, e i monti eccelsi
Al suo voler commoveransi, e ch’egli
Comanda al Sole, che ei riluca, e chiude,
Se ben gli sembra, li splendor celesti;
175Che là ’v’egli percote altri non sana
L’acerbe piaghe; e s’egli altrui rilega
Non ha destra quaggiù, che ne discioglia:
Mentre col suo poder frenò l’abisso,
Campò la terra; or che rallenta il freno
180A gran diluvi suoi tutta è sommersa:
È giusto, è giusto Dio, però conviensi,
Che giustamente il nome suo s’adori.
Così rinchiuso il vecchiarel beato
Umil cantava, e la fedel famiglia
185Alternavano seco in dolci note
Fin che la pioggia ricoperse il mondo.
Poi quando il gran Signor serrò le nubi,
E scemò l’acqua, ed appariro i lidi,
Uscì Noè sopra la terra, ed erse
190Altare e fece sacrifizio a Dio:
Ed ei gradillo, e benedisse il seme
Dell’uomo giusto, e di sua bocca impose,
Che desser prole ad abitar la terra;
Ed indi patteggiò, che in mezzo a’ nembi
195Porrebbe un arco a rimembrarsi, come
Non più con acqua affonderebbe il mondo.
V
LA CONVERSIONE
DI SANTA MARIA MADDALENA
Prendo a cantar siccome a Dio conversa
Versasse Maddalena alto cordoglio:
Ma come fa, che dell’amor terreno
Rompendo i ceppi, al Redentor sen corse
5Forte piangendo, ed impetrò salute?
Dal ciel discendi, e lo ci narra, o Musa.
Ella, come era usata, a par col Sole
Sorse dal letto, e col fidato specchio
Si consigliava un dì di sua beltate;
10Quando ecco Marta, a cui dolor profondo
Ponean nel cor quei suoi lascivi amori,
Le sovraggiunse, e di pietà cospersa
La fronte e gli occhi, a così dirle prende:
Benchè tante fïate, o cara, e dolce,
15Ed a me giocondissima sorella,
T’abbia pregata ad ammendar costume,
Oggi non rimarrò di farti i prieghi
Già tanto uditi, e fin che io duri in vita,
Io pur ti pregherò di questo stesso:
20Che io non posso mirar, che in preda al senso
Sì lungamente te medesma inganni;
Che certo è vero inganno, attender pace
Da questa carne, e per le sue lusinghe
Non prender guardia da’ tormenti eterni.
25Ma le parole mie non han possanza
Verso di te, perchè elle son mortali,
E formate di bocca peccatrice:
Che se per mio consiglio unqua t’adduci
La voce ad ascoltar del Gran Maestro,
30Ben ti veggio pentir di te medesma,
E segnare orme per novel sentiero;
Che il suo parlar non è parlar, ma fiamma,
Che accende l’alme vivamente, e forma,
Siccome a lui più giova, i sensi interni:
35A’ detti suoi vedrai tornar le lingue
Alla perduta lor favella, e gli occhi
Già tenebrosi rimirare il Sole;
Dileguarsi le febbri, e i piedi infermi
Imprimer per la via ratti vestigi:
40Ma che? pur dianzi dalle man di morte
Non tolse il figlio, e più che mai gioconda
Non ne tornò la vedova dolente?
Or cotanta virtù non sei tu vaga
Di rimirarla in parte? e se lontano
45Soggiornasse da noi per lungo spazio,
Breve non ci parrebbe ogni cammino
Per udire, e veder tanto Maestro?
Ed egli è qui; da noi non torce i passi,
Vive con esso noi; la strada insegna
50Della salute: ah teco stessa omai
Prendi a curar di te medesma, e pensa,
Che il tempo velocissimo cammina.
Così le dice, e da pietà commossa
Versava per lo sen fervido pianto.
55A cui rispose Maddalena, e disse:
Io già meco, sorella, avea fermato
Di vedere ed adir le meraviglie,
Onde ragioni: e forse il Sol nell’onde
Oggi non scenderà, che non s’adempia
60Anco per me nostro comun desire:
Or più non lagrimar; troppo severa
Scrivi la legge della fresca etate.
Ella così dicea, qual chi discorda
Col favellar da’ suoi pensieri interni;
65E mirandole il cor Marta sul viso,
Move dogliosa il piè per altra parte.
Ed ella intenta di bellezza a’ pregi
Piega i biondi capelli in varie trecce,
Ed in nastri dorati indi gli chiude;
70Ma per le tempie, ed alla fronte intorno
Innanellati gli dispone in giro;
Poscia ad ambe l’orecchie, onor del Gange,
Con oro appende gemini diamanti;
Ma l’alabastro del bel collo adorna
75Puro tesor dell’Eritree marine:
Indi da’ fianchi infino a’ piè distende
Ricca faldiglia di purpurea seta;
Indi veste su lei candida gonna