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del chiabrera | 251 |
Serberà di costui la rimembranza
Sull’Italico Reno ampia cittate,
635Poichè raccomandata a sua possanza
Avrà goduto fortunata etate;
Ed a ragione, oltre l’umana usanza,
Astrea daragli le bilance amate,
Se ben l’alma gentil non fie mai schiva
640Di dispensar la disïata oliva.
Andranne a paro a par seco il Germano,
Qua su volgendo i suoi pensieri intenti,
Mentre pietoso sotto il ciel romano
Volgerà fren di tributarie genti,
645Benche ogni Impero egli terrà per vano
Se non se quel di soggiogar le menti,
Sicchè de’ suoi desir nessun risorga
A gir per via, dove virtù non scorga.
E nella bella Reggia, ove l’Impero
650Della Liguria è stabilito a’ mari,
Il merto d’un sorgerà tanto altiero,
Che additato saranne intra i più chiari:
Costui fra tutti apparirà primiero,
Nato là giù, perchè da lui s’impari
655Arte ben certa di menar la vita
Gioconda in terra, e su nel ciel gradita.
Tosco d’invidia tormentargli il petto
Non oserà; ma degli estranei pregi,
Qual de’ suoi propri sentirà diletto;
660E vorrà, che virtute il privilegi;
Nè della patria alle fatiche eletto
Avralle a schivo; anzi de i carchi egregi
Egregiamente reggerà le some,
E fia tuo caro, e porterà tuo nome.
665E quando al mondo rimarrassi estinto
Nel più bel corso del verace onore,
Vedrassi il figlio in fresca età sospinto
Da’ patrii pregi, procacciar valore:
Ei da piede mortal giammai non vinto
670Su nobil campo apparirà cursore,
E giovinetto illustrerà suoi vanti
Con soave armonia d’incliti canti.
Crescerà suo valor, siccome in seno
Di fertile terren platano suole,
675E fia sua gloria, come in ciel sereno
Espero terso allo sparir del Sole;
Ne si vedrà giammai che vengan meno
Titoli chiari alla gentil sua prole,
Che di virtù sull’elevate cime
680Fie di sua stirpe imitator sublime.
Tal sull’Olimpo il re dell’universo
Alto diceva; e ne pigliò conforto
Il pio Francesco, che nel tempo avverso
Il gran legnaggio rimirava in porto:
685Poscia il Dio grande a celebrar converso
Fea d’intorno sonar l’Occaso e l’Orto
Con le schiere degli angeli, che ardenti
Spandean rimbombo di beati accenti.
POEMETTI SACRI
I
LA DISFIDA DI GOLIA
ALLA SERENISS. CRISTIANA DI LORENO
GRAN DUCHESSA DI TOSCANA.
Inclite Muse, che nel ciel cantate
I veri pregi de’ beati spirti,
Voi con la forza delle note eterne
E tranquillate e serenate i cori,
5E versate nell’alme almi diletti:
Da voi, lunge da voi fugge l’affanno,
Da voi la noja, e se ne vanno in bando
Pure al vostro apparir doglie e sospiri;
Però fervidamente i prieghi invio,
10Che or siate meco, onde cantando io vaglia
Alcuna volta raddolcir la mente,
E dilettare il cor d’alta reina.
Ella crebbe di Senna in sulla riva,
E fece que’ bei regni un tempo altieri
15Con sua dimora, or co’ begli occhi all’Arno,
Là, dove ella soggiorna, i pregi accresce,
E l’alma Italia alteramente onora.
Seco è vero valor, seco è virtute,
Onde il petto real sempre s’infiamma,
20E sempre il suo pensier s’erge alle stelle:
Quinci tacete opre terrene, o Dive,
E su nobile cetra a lei cantate,
Come a donna del ciel, cose celesti;
E pria l’assalto, onde David estinse
25In val di Terebinto il fier Gigante.
Dall’aurea porta d’Orïente il Sole
Era più volte d’Occidente al varco
Corso, sferzando i corridor volanti,
E l’alte gemme del volubil carro
30Lavò più volte ne’ cerulei campi,
Indi sorgendo più lucente al mondo;
E pur d’orgoglio il Filisteo Gigante
Gonfiava il petto, e con terribil voce
Sfidava i forti d’Israel guerrieri,
35Che alcuno uscisse a singolar battaglia;
Ma dentro i gran steccati ognun rinchiuso
Fermò le piante, e di timor gelato
Si venìa men di quelle voci al tuono.
Qual tra le mura de’ notturni alberghi
40Sta palpitando mansueto armento,
S’ode per l’ombra dell’insidie amica
Lupi ulular per gran digiuno in selva;
Tal freddi il petto, impalliditi il volto
Erano udendo i cavalier Giudei,
45E di loro spavento alto cordoglio
Al lor sommo tiranno empieva il seno:
Ei nella real tenda altera, immensa,