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del chiabrera 223

45Che se il vapore è secco, e tanto ascende,
Che giugner possa alle supreme piagge,
In sembianze diverse egli s’accende;
E quinci appar piramidal figura
All’altrui sguardo; o pur egual colonna
50Di pura luce fiammeggiar nell’alto,
O trascorrere stella in ciel sereno;
Nè men fassi veder fulgida immago
Di capra, che si move a salto a salto;
Talor di fuoco vi s’imprime un drago,
55Che in sè stesso in più nodi si raggira,
E l’ali spande: ed anco avvien tal volta,
Che orribile cometa ivi si mira.
Ella con lunga chioma arde e rosseggia,
E la semplice turba al ciel rivolta
60Il ciglio inarca, e nel suo cor predice
Rio cordoglio di morte a qualche reggia;
O Marte struggitor di gioventute
Scoterà l’asta; o, funestando i campi,
Morte precorrerà fame infelice:
65Così duolsi la plebe. O fortunato
L’uom saggio, al cui valor non sconosciute
Son dell’alte opre le cagion segrete.
Ei non s’affligge indarno, indarno oppresso
Ei non si scorge da vulgar spavento;
70Ma saldo stassi, e nell’immobil petto
Serba per ogni tempo il cuore armato.
Fortunato non men chi sul Permesso
Ha l’alme Muse d’ascoltar diletto:
Elle con bocca di purparee rose
75Sogliono raccontar dell’Universo
A’ servi suoi le meraviglie ascose
Su bella cetra adamantina, ed essi
Cantanle poscia inghirlandati i crini
A re scettrati in glorïosa sede,
80Dalla cui nobil man larga dell’oro
Sogliono riportar degna mercede.
Veggiamo ancor ciò che la terra esala
Sovente aver d’aridità gran forza,
E mentre che nell’alto ei si sospinge,
85Rompe gelida nube il suo viaggio:
Ella in sè lo rinvolve e lo ristringe,
E lo rinserra; ed ei quasi sdegnoso
Suolsi infiammar per lo sofferto oltraggio;
E si fa forte, e finalmente squarcia
90L’orrido grembo della nube oscura,
E di qui fansi udir baleni e tuoni:
Ma se il chiuso vapor tanto s’indura,
Ch’ei venga pietra, egli quaggiù s’avventa
Solforeggiando, e tra sì fiero ardore,
95Che ciascun’alma di spavento ingombra:
Le rupi scosse se ne vanno in schegge,
Ascondonsi le belve, ardono i boschi;
E chiude gli occhi di sè stesso in forse
Il pastorel, che si riposa all’ombra.
100Or prendo a dir, che dalla terra un fumo
Suol sollevarsi, ed è sottile e secco;
E giunto a’ regni, ove più l’aria è fredda,
Da i vapor freddi è ricacciato a basso,
E contro a loro, a contrastar converso,
105Calar si sdegna, e nel pugnar non lasso
Entro l’aria quaggiù corre a traverso.
Onde il Sol cade ed onde ei sorge ed onde
Splender veggiamo i gelidi Trioni,
Ed onde il basso polo a noi s’asconde;
110Da quel sentir, che trasvolando ei varca
Ogni un di lor sua qualitate acquista.
Qui narreremo noi bionda Talia
Riposti canti, ond’io rallegri il petto
Alla gran Donna della cetra mia.
115Fama è, che Astrea colla rosata Aurora
Generassero i venti, ampia famiglia;
Ma furon quattro i più possenti e fieri,
Zefiro, Argesto, ed Aquilone e Noto:
Zefiro crespo i crin, gli occhi lucente,
120Ambo le guance di rosata neve
Lasciava d’ogni Ninfa il cor ardente:
Ma fra tutti que’ pregi e quegli ardori,
Che disperdesse Najade, o Napea,
Ei fu di ghiaccio, ed infiammossi al fine
125Per la beltà della leggiadra Clori,
Di cui poco ritrosa a’ suoi desiri
Dopo breve sospir sposo divenne.
Costei cara a Giunone e cara a Teti,
E cara a Berecintia, arte sapea
130Per dolce tranquillar l’onde marine,
E sapea il suolo seminar di fiori,
E le nubi sgombrar dall’aria intorno.
Tanta virtù dalla consorte appresc
Zefiro accorto, ed alla vita umana
135Suol di sì cari pregi esser cortese:
Ei rasserena i cieli, adorna i prati,
Dell’immenso Oceáno i campi spiana,
E se la belva orribile Nemea
Vibra dall’arso ciel raggi infocati,
140Ei, soccorrendo a’ nostri spirti afflitti,
Ne rinfresca le vene, e ne ricrea:
Allor tra’ marmi delle logge aurate,
E nei giardin dell’ammirabil Pitti
Col carissimo Re muovi, o Regina,
145A far soggiorno, e del bel vento quivi
Senti l’aure volar mormoratrici,
E ristorata tu ritorni al peso
Dell’alma Reggia, e del superno scettro,
Onde i popoli tuoi fansi felici.
150Ma ritorniamo ai tralasciato canto:
Se giammai per l’autunno, o quando aprile
Ringiovenisce l’anno, il Sol cadendo
Alza alla bassa region dell’aria
Un umido vapor raro e sottile,
155Ei se s’addensa per la notte oscura
Con picciol freddo, quando avvien che cada,
Ingemma l’erbe di minute stille,
E sì fatto vapor detto è rugiada:
Ma se l’ombra notturna unqua lo stringe
160Con acerba freddezza ad indurarsi,
Di bel candore usa vestir le piagge,
E brina da ciascun suole appellarsi.
Or l’occulta cagion, perchè discenda
Pioggia, gragnuola, indi candor di neve
165Altrui sia noto: un vaporoso umore
Lascia il terreno, e su per l’alto poggia,
Ove il mezzo dell’aria è più gelato;
Ivi s’addensa, o divien nube, e poi
Che il Sol co’ raggi suoi ben lo dirada
170In gocciole disperso egli sen piove:
Ma se incontra lassuso aspro rigore,
Ogni stilla rassoda anzi che cada;
E per tale cagion piomba gragnuola.
Ah ch’ella frange i pampini talora,
175Onde batte la fronte, e si contrista
Il villanel, cui la vendemmia invola: