Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
150 | poesie |
V
PER LA SIGNORA GIULIA GAVOTTA
Che danzava il ballo della Barriera.
Donna vid’io, che di bellezza altera
Gli onor celesti in sulla terra agguaglia,
Sovra i più leggiadrissimi leggiera
4A segno di bel suon mossa in battaglia.
Tal già Cammilla, e la seguace schiera
Asta vibrava, e si copría di maglia;
Tale a questa fra noi forte guerriera
8Armi il Ciel diede, onde i mortali assaglia.
Mentre pugnar co’ passi ella fingea,
L’occhio, che in sè d’Amor le fiamme serba,
11Veracemente i duri cor vincea:
Quinci in catena dolcemente acerba,
Trïonfo di beltà, l’alme traea
14La danzatrice Amazzone superba.
VI
PER LA SIGNORA LELIA GRASSA
Che danzava il ballo della Corrente.
Aura, che sul mattin vaga ti giri
Tra le nubi del ciel ben colorite,
O per le rugiadose erbe fiorite,
4Quando in zefiro Amor desta i sospiri:
Aura, che movi i piè su i bei zaffiri
Nell’instabile regno d’Anfitrite,
Se le vestigia tue non vuoi schernite,
8I corsi di costei fa che rimiri:
Che se la nobiltà de’ passi alteri
Da lei non ti procuri, ed indi impari
11A fargli, come i suoi, pronti e leggieri,
Ne’ prati erbosi, e ne’ tranquilli mari,
E ne’ campi celesti i tuoi sentieri,
14O Aura, a rimirar non saran cari.
VII
PER LA MEDESIMA
Qual se ne va talor rapidamente
Nube, se spira in ciel Borea gelato,
O qual se n’esce stral d’arco lunato
4Del più famoso arcier per l’Orïente:
O qual dall’Appennin scende torrente,
Scuotendo il bosco, e dilagando il prato,
Se negli aspri viaggi, oltre l’usato,
8Forza d’umidi nembi il fa corrente.
Tal corre, ove a bel corso arpe l’invita,
Donna, per cui Savona oggi s’avanza
11In bellezza ineffabile, infinita:
Ma se, come è veloce in nobil danza,
Si veloce da te fa dipartita,
14Che tu la giunga, Amor, non è speranza.
VIII
PER LA SIGNORA GIULIA GAVOTTA
In abito vedovile.
Quando giojosa infra i celesti amori
Costei degnava i cor d’alto martiro,
Allora Arabia di gran perle, e Tiro,
4Tributarie le fur d’almi colori,
E gl’Indi alteri di diamanti, e d’ori
Nobil catena al suo bel collo ordiro,
E quante in fresca piaggia all’Alba apriro,
8Per lei serbava April teneri fiori.
Or poscia che a turbarne i bei sembianti
Con saetta di morte empia fortuna
11Il riso de’ begli occhi ha posto in pianti:
Perchè s’adorni tenebrosa e bruna,
Amor le dona i veli stessi, e i manti,
14In che per l’alto ciel splende la Luna.
IX
PER LA SIGNORA MARZIA SPINOLA
In abito vedovile.
Se di quei vaghi fiori, onde riveste
Aprile i campi, che rio verno oppresse,
Allorchè rugiadoso in fuga ha messe
4Zefiro le procelle e le tempeste:
O se di quel seren lucida veste,
Che nell’alto s’accoglie, Amor tessesse,
E per fregiarla di sua man l’empiesse
8Non d’oro no, ma di splendor celeste;
Sicchè d’eterni rai tutto ripieno
Fosse il gran lembo, e sfavillasse adorno
11D’Espero il tergo, e d’Orïone il seno,
Indi a costei la dispiegasse intorno,
Ella pur di chiarezza arebbe meno:
14Si chiusa in foschi veli al Sol fa scorno.
X
PER LA SIGNORA VIOLANTE GRASSA
In abito vedovile.
Se all’amato Peleo Tetide riede,
Perch’ei di sua beltà pigli diletto,
Di puri argenti ella s’adorna il piede,
4E di cerulei manti il tergo e ’l petto.
Quando dal chiaro Sol Titon costretto
All’alma Aurora dipartir concede,
Ella gioconda n’abbandona il letto,
8Ed in bell’ostro sfavillar si vede.
E se con pompa mai sua gran beltate
Cerere al mondo d’avanzar procura,
11Ella intorno si vuol spoglie dorate.
Sola Tu senza studio e senza cura
A negro vesti, e quelle Dive ornate
14Vinci in bellezza, lacrimosa e scura.