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148 poesie

Di duo begli occhi all’amoroso raggio
     Alma gentil commetta
     Della sua libertà tutti i pensieri;
     Nè piana onda di mare a bel viaggio,
     Nè desïata auretta,
     Nè riposato porto unqua disperi.
Io di duo lumi alteri
     Ho per le vene smisurato ardore,
     E non so dire altrui, che sia dolore.

XX

Vuol partire dalla sua Donna,
e poi si pente
.

O che sarà vendetta
     La diletta bellezza far lontana,
     O se mia speme è vana,
     Il non vederla più sarà men pena;
     E se la lontananza a morir mena,
     Pur che più non la miri, io vo’ morire,
     Deh chi l’ali mi presta al dipartire,
     Se a mia pena maggiore
     Alcun dirà di me: volubil fede!
     Da lei rivolse il piede, ed è partito,
     Allor dica per me servo d’Amore:
     Da lei rivolse il core, ed è partito,
     Ma tradito, e schernito.

XXI

Per la partenza.

Chi vi contrista in sul partir sì forte?
     Se paura di morte,
     Ah che della partita
     Fate, occhi miei, tante querele a torte,
     Voi non vivete qui; viver la vita
     E viver con conforto,
     A che pur sospirando,
     A che pur lamentando
     Volgi indietro lo sguardo a ciascun’ora?
     Studia il cammin: non è da far dimora
     Là dove Amore, e fede
     Non sa trovar mercede.

XXII

Agli occhi suoi.

Occhi, voi sospirate,
     E fontane di lagrime spargete,
     E di me vi dolete,
     Che servi non vi fo d’alta beltate;
     Indarno vi provate,
     Che di vostro martir pena non sento.
     Là dove è libertà, non è tormento.

XXIII

Chiede sguardi dalla Sua Donna.

Un guardo, un guardo no, troppa pietate,
     È per misero Amante un guardo intero.
     Solo un de’ vostri raggi, occhi, girate,
     O parte del bel bianco, o del bel nero;
     E se troppo vi par, non mi mirate;
     Ma fate sol sembiante di mirarmi,
     Che nol potete far senza bearmi.

XXIV

Esprime il suo Amore.

Dico alle Muse, dite,
O Dee, qual cosa la mia Dea somiglia?
     Elle dicono allor: l’Alba vermiglia;
     Il Sol, che a mezzo dì vibri splendore,
     Il bell’Espero a sera infra le stelle:
     Queste immagini a me pajon men belle;
     Onde riprego Amore,
     Che per sua gloria a figurarla mova;
     E cosa che lei sembri Amor non trova.

XXV

Che non è ricco.

Per colpa ingiusta di fortuna umile
     Non sia vile appo Voi la fiamma mia:
     Sconviene atto superbo a cor gentile,
     Ed ha pregio d’onore anima pia.
     Se per voi si desìa
     Titolo di ricchezza, ei non è meco;
     Ma se versando pianti omai son cieco,
     Se sospirando io vengo meno, e moro,
     Begli occhi, tanta fè non è tesoro?

XXVI

Sospiro.

Sull’ali d’un sospiro
     L’Anima fortunata esce dal core,
     E se ne vola a voi, specchi d’Amore,
     Occhi, quando vi miro:
     Ma de’ vostri bei raggi empio rigore,
     Vago del mio martiro,
     Ivi dimora far non le concede,
     Ond’ella sfortunata al cor sen riede
     Sull’ali d’un sospiro.

XXVII

Morte di Amore.

La vaga del mio duol vostra bellezza
     A ria morte m’adduce
     Con dolci raggi di serena luce.
     Vostro sguardo cortese,
     Begli occhi, al mio sperar dona possanza
     Tal, che con l’ali stese
     Per l’amorosa via sempre s’avanza;
     E dentro del mio cor questa speranza
     Tanto desío produce,
     Che fatto fuoco in polve mi riduce.
Ma quell’amato ciglio
     Per gran mercè del mio morir non curi,
     S’ei prender dee consiglio
     Di vibrar in vêr me suoi lampi oscuri:
     I sentier della morte non son duri,
     Se chi vi si conduce
     Promessa di conforto ha per suo duce.