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del chiabrera | 141 |
Solo i pianti in tanta doglia,
50Sol le strida
Agamennone ritenne,
E che ogn’áncora si scioglia
Egli grida,
E che s’alzino l’antenne:
55Tant’angoscia egli sostenne,
Perchè un poco a sue corone
Si giungesse di chiarezza.
Qual fierezza?
O qual orso, o qual leone
60Non fia vinto in paragone?
Muova lento a formar passi
Uom, s’è saggio,
Là ’ve ’l senso a gir conforta;
Che assai spesso a morte vassi,
65Se in viaggio
La ragion non ti fa scorta:
La real Vergine morta
Suscitò feroci sdegni
Sul ritorno incontra Atride;
70Onde vide
Funestar per modi indegni
Argo poscia i regi, e i regni.
Venne ignoto il fiero Oreste:
Grave offesa
75Di vendetta è gran maestra;
E sul suol tra piaghe infeste
Lasciò stesa
La dolente Clitemnestra:
In mirar l’armata destra,
80Disvelava il sen materno:
Ed, o figlio, ella diceva,
Ma spingeva
Il figlinol, che l’ebbe a scherno,
L’aspro acciar nel fianco interno.
85Or se il qui tanto apprezzato
Scettro regio
Non può torne a ria ventura,
Perchè spesso è desïato
Con dispregio
90E del cielo e di natura?
Cor sereno, anima pura,
Che di fulmini vendetta
Contra sè da Dio non chiami,
Son reami,
95Che se l’uom se ne diletta,
Regni eterni in cielo aspetta.
III
Caducità della Bellezza.
Fronte d’avorio,
E ciglia d’ebano,
Labbra di porpora,
E rose tenere
5Sul volto vidivi
In fresca età.
Fiamma risplendere,
O occhi fulgidi,
Nel guardo vidivi
10Si chiara, ch’Espero
Sparso di tenebre
Nel ciel sen va.
O che piacevole
Fuoco nell’anima
15Per me sentivasi!
Sì dolce struggere
Face di Venere
I cor non sa.
Ma tardi giungono,
20E tosto fuggono,
D’Amore i gaudii,
Celebrato Idolo
Chi senza lagrime
Unqua il dirà?
25Tosto, che adorninsi
Col primo zeffiro
Le belle Driadi,
Verno implacabile
Di vecchiezza orrida
30T’assalirà.
Fronte d’avorio,
E ciglia d’ebano,
Labbra di porpora,
E rose tenere,
35Chi da tant’impeto
Vi scamperà?
Amore, aspettasi
Tanta miseria,
E non risvegliti?
40L’arco invincibile
Cotante ingiurie
Sopporterà?
Non sei de’ fulmini,
Onde Giove armasi,
45Sprezzator unico?
Ma me, me misero!
Che il tempo volgesi,
Nè mai ristà.
IV
Che devono sovvenirsi i Poveri colle limosine.
Se del Perù l’argento
Tue larghe casse albergano,
È ciò di Dio mercè:
Tu fanne il cor contento;
5Ma ne comparti al povero:
Sì ww vuol chi lo ti diè.
Famosa vedovetta,
Già pregio di Sidonia,
Dove, dove sei tu?
10Quale esempio s’aspetta,
O più vero, o più fulgido
Per apparar virtù?
O famiglia d’Adamo,
L’uomo s’egli idolatrasi,
15Dà bando alla ragion:
Al vostro ben vi chiamo,
Rimembrate di Lazzaro,
E del ricco Epulon.
Quel gelido Falerno,
20Quel bisso, quella porpora
Ebbe malvagio fin:
Ei piange in foco eterno,
E sospira la gloria
Di lui, che fu meschin.