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del chiabrera | 131 |
LXII
Invito a vedere la sua Diva.
Togliti al sonno,
Odi cantar gli augelli,
Deh tra le piume più non far dimora,
Ecco l’Aurora.
5Tirsi, deh sorgi,
E con l’amata lira
In abito gentil mostrali adorno
In sì bel giorno.
Fillide nostra,
10A cui negli occhi alberga
Con finissimi dardi Amore armato,
Trascorre il prato.
Tirsi, deh sorgi
A riveder quel volto,
15E vieni ad ammirar la meraviglia
Delle sue ciglia.
Calmasi il mare,
E torna il ciel sereno,
E fiorisce ad ogni or pompa amorosa,
20Ove lei posa.
LXIII
ALLA SIGNORA BETTINA DORIA
DEL SIGNOR AGOSTINO.
Tua chioma oro somiglia,
Cotanto è luminosa,
E tua guancia è vermiglia
Qual mattutina rosa:
5Aurora rugiadosa
Non mostrò mai sereno
Del dì, ch’ella ne mena,
Che seren non sia meno
Di tua fronte serena.
10Tutta, senza simíle,
Di bei purpurei fiori
È tua bocca gentile,
Ove ha tre bei tesori,
Parlar, che vince i cori,
15Sì cessa ogni martiro,
Sì cresce ogni piacere;
L’altro è quel bel sospiro,
Il terzo è da tacere.
Or sì fatta compose
20Amor la fronte e i crini,
E le guance amorose,
E i labbri peregrini:
Ma degli occhi divini
Onde veggiamo uscire
25Il così dolce foco,
Che per me si può dire,
Che non sia vile, e poco?
Ivi in puro candore
Brunissima pupilla
30Spande a tutt’ore ardore,
A tutt’ore sfavilla;
E sì dolce e tranquilla
Dell’incendio cocente
La fiamma al fin riesce,
35Ch’esserne poco ardente
Ad ogni core incresce.
Quinci presi gli Amanti
Al Sol di sì bei rai,
Sempre formano canti,
40Nè mai traggono guai.
Doria gentil, ben sai
Un tempo amor fu grave,
Ch’ei feria co’ suoi dardi,
Ma fatto oggi è soave,
45Ch’ei fêre co’ tuoi sguardi.
LXIV
AL SIGNOR CRISTOFORO ALLORI
DETTO BRONZINO
Sono da schivarsi gli affanni.
Se oggidì spalma suoi legni,
Ed i regni
Fa spumar dell’Oceáno,
O se pur l’empio Ottomano
5Su destrieri
Di grand’arco arma guerrieri,
Non contristi i nostri cori,
Buoni Allori,
Nè ti dolga i sonni al ciglio:
10Di gioir prendiam consiglio,
Chc hanno l’ali
Trascorrendo i dì mortali.
Ove selva i Soli asconda,
Ove l’onda
15Bella Najade rinversi,
Disciogliamo il volo ai versi,
Dando i fiati
Per più vie bossi forati:
O di rose mattutine
20Sparsi il crine
Percotiam cetra d’Orfeo,
E sediamo, ove Nereo
Con bel vento
S’empie il sen d’onda d’argento.
25Ciò, che fia quinci a mill’anni,
Non t’affanni,
Su quest’ora è da pensarsi:
I tuoi di ponno troncarsi
Per più modi,
30O Bronzin, godigli, godi.
LXV
Loda i capelli di Bella Donna.
Io dir volea,
Che ad una Dea
Il crin vidi disciolto,
Ch’errando giva,
5E le copriva
Il nudo petto e il volto.
Su ciò pensando
Giva cantando,
Bell’oro e bella neve:
10Ma Clio cortese
A dir mi prese:
Ah che altro dir si deve!