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del chiabrera 129

O se la cetra, ond’io vi canto
     Con sette lingue ad udir nuove,
     Nobile Clio, giammai commove,
     25Sicchè rischiari il vostro vanto:
     Ma che dico io? così splendete,
     Stelle d’Amor serene e liete,
     Che ad ogni Clio chiarezza siete.

LVI

Che la sua Donna è invecchiata.

Apertamente
     Dice la gente,
     L’alto pregio di questa al fin sen va.
     Sua gran beltade.
     5Per troppo etade,
     Quasi Febo nel mar, tosto cadrà.
I vaghi fiori,
     I bei colori,
     Di che la guancia un tempo alma fiorì,
     10Impalliditi,
     Son sì smarriti,
     Come rosa di Maggio in mezzo il dì!
Sotto sue ciglia,
     O meraviglia!
     15Il bel foco d’Amor non arde più.
     Sol vi si scorge
     Lume, che porge
     Segno del grande ardor, ch’ivi già fu.
In tal maniera
     20Mattino e sera,
     Donna, sento parlar dovunque io vo:
     Ne v’entri in core
     Perciò dolore;.
     Cosa mortal eterna esser non può.
25Ma v’empia il petto
     Dolce diletto,
     Che mentre fiamma da’ vostri occhi uscì,
     Così s’accese
     Ogni Uom cortese,
     30Che a’ rai del vostro volto incenerì.
Fra’ quali in seno
     Io pur non meno
     Oggi serbo il desio, che m’infiammò;
     E tutto ardente
     35Eternamente
     Reïna del mio cor v’inchinerò,

LVII

Che non fu bene udito dalla sua Donna.

Un dì soletto
     Vidi il diletto,
     Ond’ho tanto martire;
     E sospirando,
     5Tutto tremando
     Così le presi a dire:
O tu, che ardi
     Con dolci sguardi,
     Come sì bella appari?
     10Ella veloce
     Sciolse la voce
     Fra vaghi risi, e cari:
Sul volto rose
     L’Alba mi pose,
     15Lumi su i crini il Sole,
     Negli occhi Amore
     Il suo splendore,
     Suo mel nelle parole.
Così diss’ella:
     20Poscia più bella,
     Che giammai m’apparisse,
     Piena il bel viso
     Di bel sorriso
     Lieta soggiunse, e disse:
25O tu, che ardi
     A’ dolci sguardi,
     Come sì tristo appari?
     Ed io veloce
     Sciolsi la voce
     30Tra caldi pianti amari.
D’empio veneno
     Mi sparge il seno,
     Oime! tuo grande orgoglio,
     E la mia vita
     35Quasi è finita
     Per troppo gran cordoglio.
Ella per gioco
     Sorride un poco,
     Indi mi si nascose,
     40Ed io dolente
     Pregava ardente,
     Ma più non mi rispose.

LVIII

Per le sue passioni.

Se non miro i duo bei lumi,
     Che due fiumi
     Fuor de’ miei san fare uscire,
     Ne ricerco in ogni parte
     5Con quell’arte,
     Che m’insegna il gran desire.
E se afflitto dal cammino
     M’avvicino
     Là ’ve miri fiammeggiarli,
     10Mi consumo del tormento,
     E mi pento
     D’aprir gli occhi, e di mirarli.
Perocchè viemmi nel core
     Nuovo ardore
     15Nuovo gelo infra le vene;
     E vicina all’ora estrema
     L’alma trema,
     Sicchè al varco se ne viene.
Ratto allora io muovo il piede
     20Per mercede,
     Che m’assal de’ propri guai
     Lasso! e fuggo a più potere
     Il piacere,
     Che sì forte io ricercai.
25Poscia poco indi son lunge,
     Che mi giunge
     Di tornar nuovo desio,
     E vêr me d’ira m’accendo,
     E riprendo
     30Disdegnoso il fuggir mio.