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128 | poesie |
Adunque il merto
Dell’ardor mio
È ricoperto
20D’ingrato obblío?
Io vo’ fornire
Tanto martíre,
Il vo’ fornire,
Io vo’ morire.
25Cerca, Jole,
D’altro amatore,
Che al tuo bel Sole
Distempri il core;
Ch’io gelo e tremo;
30Ch’io sull’estremo
Gemo e sospiro,
Ch’io più non spiro.
Occhi amorosi,
Mie stelle amate,
35Perchè sdegnosi
Non mi mirate?
Di che son rei
Quest’occhi miei?
Voi sorridete;
40Ah che fingete!
Tra finti guai
Ecco io son morto!
Pensisi omai
Sul mio conforto,
45Alla mia vita
Verace aíta
Daran gli sguardi:
Su non sian tardi.
Mio gran tormento
50Cento ne chiede,
Chiedene cento
La mia gran fede;
Ed errerete,
Se penserete
55Frodare in dargli,
Ch’io vo’ contargli.
Un, quattro, sei,
Sett’, otto, venti:
Oimè chiedei
60Fulmini ardenti.
O occhi crudi!
Jole, chiudi
I lampi loro,
Che io me ne moro.
LIII
Loda la sua Donna.
Ha ne’ begli occhi il Sole,
Amor nelle parole,
L’accorgimento in viso,
Le grazie nel sorriso,
5E tutta è leggiadria
La bella Donna mia.
Perla, che il mar produce,
Simiglia con sua luce
I bei denti lucenti;
10Di quei begli occhi ardenti
Sono in ciel simiglianti
Due stelle sfavillanti.
Alla guancia vermiglia
Praticel s’assimiglia
15In sul fiorir d’Aprile;
Ma quel riso gentile
E cielo e terra e mare
Non sapran simigliare.
LIV
La Sirena.
A sfogar l’antica pena
Lungo il mare io me ne giva;
E così dall’onde udiva
Dir cantando una Sirena:
5Questa vaga e cara vita,
Che a fuggir si batte l’ali,
O sciocchissimi mortali,
Se d’Amor non è condita,
È di fiel sempre ripiena.
10O mortali, umana etate
È rinchiusa in fosco errore
Ma per voi risorge Amore,
E co’ rai della beltate
La rischiara e rasserena.
15Un gentil guardo amoroso,
Che soave altrui si giri,
Sparge il cor d’alti desiri,
Ciascun spirto fa giojoso,
E d’ambrosia empie ogni vena.
20Qual dolcezza han seco i fiori,
Onde un volto appar vermiglio?
Qual conforto ha seco un ciglio?
Quale il crin, se di fin’ori
Per altrui si fa catena?
25Così disse in bel concento,
Poi tuffossi in mezzo all’onde,
Come il Sol, quando ei s’asconde;
E quel dir cosparso al vento
Io poi scrissi in sull’arena.
LV
Loda la sua Donna.
A duro stral di ria ventura,
Misero me! son posto segno,
E l’empio duol, ch’io ne sostegno,
Misero me! non ha misura,
5Certo, che vinto a morte andrei,
Se con Amor men foste rei,
Occhi, conforto a’ dolor mlei.
Ma la beltà, che in voi s’imbruna,
Sì mi fiammeggia in chiari rai,
10Che sullo stato de’ miei guai
Ha più valor, che la fortuna;
Quinci non do querele a i venti,
E non mi cal de’ miei tormenti,
Vostra mercede, occhi lucenti.
15Nube di pianto e di dolore
Varco non ha d’entrarmi in seno,
Sì lo mi tien sempre sereno,
Occhi amorosi, il vostro ardore.
Corre talor tempesta d’ire;
20Ma che dia doglia io non vo’ dire;
Breve martír non è martire.