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6 INNI OMERICI

valgono tanto poco, figuriamoci che merito potranno avere gl’Inni, che, per comune consenso, sono ad un livello d’arte molto inferiore.

Bisogna dunque dire ben forte che, se i poemi d’Omero rimangono sempre, per rinnovato consenso universale, la piú alta poesia del mondo, anche gl’Inni vanno compresi tra le opere che onorano l’ingegno dell’uomo, e che sono fonte perenne di poesia e di diletto. Questa pare che sia anche l’opinione di Gabriele d’Annunzio, il quale ne trasfuse parecchi brani nella sua «Laus Vitae». E non dubito che anche i miopi, vedendone quei luminosi riflessi, comprenderanno qual fonte di godimento estetico e d’ispirazione, anche per l’arte moderna, possano essere questi antichi documenti della poesia greca.

Se poi vogliamo considerarli in confronto coi poemi omerici, vediamo che essi svolgono, in forma singolarmente felice, una quantità di tèmi e di spunti mitici che nei poemi troviamo abbozzati, o anche semplicemente accennati. E formano come un gran fregio istoriato dintorno a quel quadro meraviglioso. Il fregio non è, o almeno non è in ogni sua parte, di mano del maestro. Ma, ispirato alla sua opera, e condotto sul suo stile da scolari abilissimi, serve pur tuttavia ad integrare mirabilmente l’opera centrale. E chi lo distruggesse, arrecherebbe, sia pur di riflesso, dànno a quell’opera.