Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
58 | INNI OMERICI |
di proposito l’aspettativa, non di rado metta insieme cose diverse e contrarie, e, infine, mescoli il serio e il faceto».
Proprio cosí. Di fronte agli altri inni, questo ad Ermete sta un po’ come la commedia di fronte al dramma.
Ed offre a tratti una comicità fine, quasi si direbbe umoristica, come, per esempio, nell’episodio d’Onchesto, dove il bravo bifolco risponde alle domande d’Apollo con la medesima scaltra reticenza, su per giú, che nei Promessi sposi l’oste volpone adopera con Renzo; ma ce n’è anche, qua e là, un’altra assai piú buffonesca, e che fa pensare agli eroi della commedia d’Aristofane. Si veda con che mezzo Ermete riesce una prima volta a liberarsi dalla stretta d’Apollo; e si consideri l’arlecchinesca osservazione del Dio, che corrisponde perfettamente al contegno che tiene, in circostanza analoga, durante una seduta dell’assemblea, il salcicciaio dei «Cavalieri» d’Aristofane.
E dalla buffonata si arriva alla decisa irriverenza contro i Numi, come quando si afferma che Ermete:
a dire il vero, aiuta di rado le umane progenie,
e spesso assai le gabba, quand’è piú profonda la notte.
C’è proprio la medesima atmosfera della commedia antica.
Ma se questa somiglianza ci serve a caratterizzare l’inno, non giova però a sicure illazioni cronologiche. Perché la commedia, a sua volta, in simili atteggiamenti, si era molto modellata sui poeti giambici. E l’ultima frecciata contro Ermete, ricorderà assai certe poesie d’Ipponatte; e, specialmente, le tirate