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56 | INNI OMERICI |
E poi c’è una lacuna. E, dopo la lacuna, alcuni versi dai quali appare che fra i due fratelli s’è accesa nuovamente una rissa, e che Apollo ha legato Ermete, il quale riesce però a liberarsi con una nuova magica astuzia. Ora, questa nuova contesa, dopo l’esplicito volere del Padre, non convince. Certo qui ci deve essere un guasto ed una inopportuna interpolazione.
E di qui in poi, la confusione cresce. Apollo, udito il suono della lira, se ne innamora, e la ottiene da Ermete, dandogli in cambio la sferza, perché si dedichi al governo dei buoi e alla cultura dei pascoli.
Poi, entrambi i fratelli si recano presso Giove, che stringe d’affetto l’uno all’altro; e questo è sostanzialmente un doppione. E poi, Febo ed Ermete fanno d’amore e d’accordo lo scambio dei loro attributi; e questo è un altro doppione.
In conclusione, in quest’ultima parte, ci dev’essere un guasto. Ma definire limiti precisi non riesce possibile; e tanto vale lasciare le possibili amputazioni al gusto individuale dei lettori.
Non che però siano giustificabili altri dubbi e altre questioni, solenni solo in apparenza, che sogliono turbare il riposo dei filologi. Principalissima quella che riguarda la sostanziale unità dell’inno, spesso revocata in dubbio perché non si riesce a vedere «il vero soggetto». È il furto dei bovi? Oppure la nascita di Ermete? O le astuzie del piccolo Nume? O i suoi sforzi per conseguire la gloria? O il modo ond’egli emula la specifica gloria d’Apollo? O come ottiene il riconoscimento dei suoi diritti in Olimpo?
Non specifico nomi, e non riferisco argomenti, perché mi sembra che questa affannosa ricerca, sotto la decorativa ban-