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32 | INNI OMERICI |
L’ultima parte narra la scelta dei ministri del culto. Apollo prende senz’altro dei marinai Cretesi che navigano da Creta a Pilo. E, salito sul loro legno, lo sposta dalla sua mèta, e dirige egli stesso la rotta.
Eccone le varie tappe. Il promontorio Malèa, all’estremo Nord della penisola laconica; la città d’Elo, nel piú intimo anfratto del golfo di Laconia; il capo Tènaro, in faccia, verso Ovest, al Malèa; Arene in Messenia; Argife (non conosciuta d’altronde), Trio (poi Epitalio: nell’Elide, sopra un guado d’Alfeo), ed Epe (Αἷπος) che non si identifica con sicurezza1.
Neanche sono identificabili con sicurezza Cruni e Càlcide. Poi giunge a Dime, che si trova in Acaia, a 60 stadi, cioè circa 11 chilometri ad Ovest del capo Arasso, il piú occidentale dell’Acaia, che si doppia per entrare dal mare Ionio nel seno corinzio2
Trascorse le coste del Peloponneso, dice il poeta, appare il gran golfo di Crisa (il golfo di Corinto), che separa (s’intende dal continente) l’isola di Pelope (cioè il Peloponneso, che dagli antichissimi fu appunto considerato come un’isola).
- ↑ Già Strabone non ne sapeva piú di noi: diceva: τό εὔκτιτον δ’Αἷπυ ἔνιοι μὲν ζητοῦσι πότερον ἐπίθετον, καὶ τίς ἡ πόλις, καὶ εἰ αἱ νῦν Μαργάλαι τῆς Αμφιδολίας. Qui, segue poi un verso che dice: «della sabbiosa Pilo, degli uomini Pilî». Ma siccome questa Pilo non può essere quella d’Elide, che è nell’interno, ma è quella di Messenia, qui i naviganti tornerebbero indietro. Non è presumibile. Il verso è interpolato; e se ne ha la riprova quasi obiettiva nel fatto che è già apparso nel nostro inno, parola per parola, al verso 214 (220 del testo). Lo espungo.
- ↑ Qui segue il verso: «L’Elide poi divina, dove hanno dimora gli Epèi». Se non che, sembra strano che, dopo avere specificate