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20-48 AD APOLLO DELIO 19

pel continente che nutre le greggi, e per l’isole, o Febo.
Tutte son care a te le vedette ed i vertici sommi
dei monti eccelsi, e i fiumi che al pelago volgono l'acque,
tutte le spiagge al ponto declivi, ed i porti marini.

Prima dirò che Latona, nell'isola scabra di rocce,
in Delo tutta avvolta dal mare, poggiandosi al Cinto,
te diede a luce, delizia degli uomini. Il cerulo flutto
tutto d’intorno incalzava, dal sibilo mosso dei venti.
Di qui movendo, tu signore degli uomini fosti.
Creta con quanti abitanti possiede, e la gente d’Atene,
e l’isola d’Egina, l’Eubèa di vascelli famosa,
ed Ege, Piresía, Peparèto ch’è prossima al mare,
l’Atòo, picco di Tracia, le vette sublimi del Pelio,
Samo di Tracia, i monti dell’Ida coperti di boschi,
Sciro, Focèa, d’Egocàne le cime precipiti, ed Imbro,
città bene costrutta, con l’isola impervia di Lemno,
Lesbo la santa, sede di Màcaro, d’Eolo figlio,
e Chio, l’isola più ferace fra l’isole tutte,
il Mimo aspro di rupi, di Còrico i vertici eccelsi,
la rifulgente Claro, l’eccelsa montagna d'Esàge,
e Samo ricca d’acque, le vette di Mícale eccelse,
Mileto, e Còo, città che alberga le genti Meropie,
e Cnido, ripida alpe, e Nasso, e, battuta dai venti,
Càrpato, e Paro, e, tutta cospersa di rocce, Renèa:
a tutti questi luoghi, Latona, già presso ad esporre
il Dio dell’arco, chiese rifugio pel suo pargoletto.
Ed ebber tutti quanti paura, né accogliere Febo
alcuno osò, per quanto ferace ne fosse il terreno.
E infine, a Delo giunse Latona, la Dea veneranda,