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206 | POESIE MINORI |
attentamente nei due grandi poemi le tracce, piú numerose
che non si creda, della personalità del poeta, e abbozzarne una
immagine ideale, questa non potrebbe riuscire troppo differente da quella che ci presenta l’autore della tanto spregiata compilazione1.
Si capisce bene che bisogna però far piena giustizia dei non pochi particolari scipiti, grotteschi o addirittura ridicoli. Ma questi, ripetiamolo, non hanno verun carattere organico, e si possono scindere dalla narrazione senza che il complesso ne rimanga alterato.
Anzi, come dissi, ne rimane risanato sino al punto da assumere un vero valore psicologico ed artistico. E ci appare come una di quelle melodie dei nostri classici (diciamo del Corelli), che, schiette e pure in origine, furono a mano a mano appesantite e deturpate dagli abbellimenti dei virtuosi esecutori, che s’incrostarono al testo, e vi rimasero tradizionalmente appiccicati. Basta però toglierli, perché la bella linea riemerga nella sua castità originaria.
Insistiamo ancora sul confronto, che regge in tutto. Anche quelle semplicissime melodie furono in origine, dallo stesso compositore, abbellite di melismi non consegnati alla scrittura, che ne sviluppavano e mettevano in piena luce la sostanziale bellezza e le germinali capacità di sviluppo. Se potessimo fare altrettanto per la nostra «vita», scrostarne gli abbellimenti barocchi, e sostituirvi sobri ed opportuni adornamenti, forse ne riuscirebbe piú limpida la bontà sostanziale.
- ↑ Se ne veda qualche spunto nelle prefazioni all'Iliade e all'Odissea di questa collezione.