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POESIE MINORI | 205 |
Tali dunque, se non m’inganno, le ragioni per cui la vita del pseudo Erodoto, invece di respingerci, come le altre vite, e come tanti altri consimili documenti della bassa erudizione, esercita sul nostro spirito una certa attrattiva. Egli è che, sotto quel lussureggiante frondeggiare di scipitaggini, s’intravvede, o, per lo meno, s’intuisce una schietta architettura di rami. Quanto sono futili e ridicoli alcuni particolari, tanto è buona la concezione generale.
Questa vita sarà un romanzo; ma un romanzo concepito né volgarmente né senza conoscenza delle ragioni della vita e dell’arte. In esso appaiono determinati, con tempra o dosatura assai giusta, gli elementi che concorsero a formare il poeta e la sua speciale opera. Non ripeto quanto ho già detto. Ma sia ancora osservata la profonda intuizione onde in sostanza la fonte principale della ispirazione d’Omero sembrerebbe da ricercare nelle sue sventure, nella sua vita d’esilio, sopportata con animo sempre forte e sereno. Fanno pensare alle parole magnanime di Dante ai Fiorentini i versi rivolti ai Cumei:
Ed io, la sorte mia, che il Dio m’assegnò quando io nacqui, sopporterò, patirò con animo saldo il rifiuto.
Sarà certo un romanzo; ma per concepirlo c'è voluto, non dico solo piú ingegno, bensí anche piú intelligenza d’arte e maggior senso critico di quanto ne abbiano dimostrato i cento e cento filologi che negli ultimi ed ultimissimi tempi si sono ingegnati a derivare dallo studio dei testi omerici la storia della loro genesi e dei loro sviluppi.
E se, messi da parte gli occhiali affumicati della filologia, che àlterano le linee e distruggono i colori, volessimo cercare