Pagina:Omero minore.djvu/207

204 POESIE MINORI


E brevemente, ma non meno recisamente 1, si oppone all’altra leggenda che faceva nascere Omero già privo della vista. Infatti, solo una perfetta inintelligenza artistica poté immaginare o accettare la versione che nascesse cieco il poeta che con maggiore penetrazione e precisione d’ogni altro ha saputo ritrarre nell’aerea materia della parola il variopinto spettacolo dell’universo.

Ma piú ancora di questa critica polemica, ha per me significato una osservazione che l’autore fa a proposito dei viaggi d’Omero. Dopo aver detto che Mente fece considerare al poeta quanto sarebbe stato opportuno per lui viaggiare mentre era ancor giovine, soggiunge: «E, a parer mio, questa fu la considerazione che piú d’ogni altra poté convincerlo; perché sin d’allora pensava di consacrarsi alla poesia» 2.

Il che significa che egli intendeva bene, come, a parte le disposizioni ingenite, insostituibili, la materia e gli incitamenti alla poesia non si possono attingere dai libri, né trovare standosene tappati nello studio; bensí occorre cercarli tuffandosi nel gran mare della vita; che fu poi la maestra di quell'Ulisse in cui Omero dové ritrarre molte linee della sua fisionomia intellettuale.

Questa concezione non è davvero alessandrina; e onora molto l’intelligenza dello scrittore che cosí chiaramente la

professa.


  1. Ἡ Κρηθηὶς... τίκτει τὸν Ὂμηρον, οῦ τυφλόν, ὰλλὰ θεδορκότα.
  2. Μέντης... ἔπεισε τὸν Μελησιγένη μεθ᾿ ἐωυτοῦ πλειν... καὶ ὅτι χώρας καὶ πόλιας θεἡσασθαι ἄξιον εἴη αὐτῷ ἒως νέος ἐστἰν, καἰ μιν οἵομαι μάλιστα τούτοισι προαχθῆναι, ἵσως γὰρ καὶ τῇ ποιἠσει ἢθη τότ᾽ ἐπενόει ἐπιθἠσεσθαι.