Pagina:Omero minore.djvu/205

202 POESIE MINORI

Però è anche legge naturale che i maschi, e massime i maschi di genio, derivano dalla madre. E come Omero è figurato assai buono, cosí buonissima è figurata Cretèide: tanto, che il suo fallo giovanile è perfettamente dimenticato dal buon Femio, che non se ne deve pentire.

Ed è anche certo che le piú ardenti qualità d’un illegittimo di genio potrebbero condurre, e conducono quasi sempre, ad eccessi peccaminosi, ove non siano presto frenate e ben dirette dalla vigilanza e dall’amore. E specialmente dalla vigilanza e dall’amore materno, che sono i fondamentali coefficienti d’ogni ulteriore sviluppo dei figli geniali. E nella «vita», vediamo che la povera Cretèide, non solo si affatica da mane a sera per mantenere il bambinetto, ma, appena cresciuto, si affanna per farlo, «nei limiti dei suoi mezzi», educare. È questa una parte che anche adesso c’infonde in cuore una singolare tenerezza.

E la precisa descrizione di paesi, ed anche la profonda penetrazione dei sentimenti e delle passioni umane, che si ammirano in Omero, sembrano presupporre una vita di lunghi viaggi e di molteplici esperienze; quasi come quella dell’omerico Ulisse, che

vide molte città, di molti uomini l’indole seppe.

E nella nostra «vita» vediamo il poeta non cieco, non sedentario, ma ben veggente, ed errante a lungo, a due riprese, di gente in gente, di paese in paese.

Ancora, tutti sanno come nell’opera narrativa di qualsiasi grande artista, una quantità di episodi che a prima vista potrebbero sembrare parti della libera immaginazione, sono invece, anche quando parrebbero straordinari, libere trascrizioni dalla