Bazzicatane poi, di lancia ferí Bellettone,
gli conficcò nel petto la salda zagaglia. La negra
Morte il caduto rapí, gli uscí dalle labbra lo spirto.
Poi, Bietolaio colpí nel cuore Saccheggiapignatte.
Rodipagnotte nel mezzo ferí della pancia Strillone:
a terra cadde prono, volò dalle membra lo spirto.
Godipalude, visto cadere Strillone, nel collo
morbido Bazzicatane percosse di rapido colpo,
con una pietra grande: sugli occhi la tenebra scese.
Ma contro lui Leccaluomo vibrò la sua fulgida lancia,
né lo fallí, ma lo còlse nel fegato; e come poi vide
Cavolifago in fuga, piombò su le ripide rive,
né desisté dalla pugna, ma piú l’incalzò, lo percosse.
Piombò l’altro, né piú si riebbe: purpureo sangue
tinse il palude; e giacque la salma lunghessa la riva.
E, su le rive, Palustre di vita privò Pappacacio.
Succiabasilico vide Rosicchiaprosciutto; e sgomento
restò, nella palude scappò, gittò lungi lo scudo.
Sguazzanelonda accoppò Rosicchiaprosciutti sovrano,
che un sasso gli avventò sul cocuzzolo: fuor dalle nari
stillò tutto il cervello: di sangue si tinse la terra.
Leccapignatte a Giacinelfango perfetto die’ morte,
ché lo colpi con l’asta: negli occhi la tenebra corse.
Masticalaglio lo vide, pel piede il cadavere strinse
presso al calcagno, e giú lo trasse a morir nel padule.
A vendicare volò Rubabriciole i morti compagni,
percosse a mezzo il ventre, nel fegato, Masticalaglio.
Come lo scorge Sguazzanelbrago, un pugnello di fango