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INNI MINORI 149


A SELENE

     Muse dal dolce eloquio, di Giove figliuole, maestre
degl’inni. Luna bella cantate dall’ali veloci.
Da lei scende celeste bagliore ad avvolger la terra,
dal suo capo immortale, dai fulgidi raggi, s’effonde
somma bellezza: un’aura rifulge che manda bagliori
dalla corona d’oro, si spargono raggi per l’aria,
quando dai gorghi del mare, lavate le fulgide membra,
cinte le vesti, Selène, che lungi lo sguardo sospinge,
i suoi puledri aggioga dall’erta cervice, raggianti,
nel vespro, a mezzo mese, che pieno rifulge il suo disco;
e mentre ella s’accresce, s’effondono fulgidi raggi
dal firmamento; ed è pei mortali segnale e presagio.
A lei s’uní, nel letto d’amore, una volta, il Croníde,
ed essa incinse, e diede a luce Pandía, la fanciulla
che tanto ha, fra i Beati del cielo, vezzoso l’aspetto.

     Salve, o Signora, o Dea dal candido braccio, o Selene.
Diva dai riccioli belli, benigna. Da te cominciando,
dei Seminumi dirò le gesta, cui sogliono i vati,
ministri delle Muse, cantar con le amabili voci.