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144 INNI OMERICI

cantano. Dea dal vago mallèolo, e quali figliuoli
ebbe, mercè dei Numi, che avanzano tutti in ogni opra.

     Salve, figliuola di Giove, di Lato dal fulgido crine.
Io mi ricorderò d’esaltarti in un canto novello.

AD ATENA

     Pallade Atena, la Dea famosa comincio a cantare,
che azzurro ha il ciglio, saggia la mente, inflessibile il cuore.
Intatta è, veneranda, gagliarda, e le rocche protegge.
A Trito nacque; e Giove medesimo a luce la diede,
dal suo cerèbro, già vestita dell’armi di guerra
lucide, tutte d’oro. Stupirono tutti i Celesti,
quando la videro. Ed essa, dinanzi all’egíoco Giove,
rapidamente balzò, dal suo capo immortale, scotendo
un giavellotto acuto. L’Olimpo, un orribile crollo
die’, sotto l’urto della Divina Occhiglauca: la terra
tutta echeggiò d’un rimbombo terribile, il mar si sconvolse,
tutto agitato nei flutti purpurei, contro la spiaggia
l’onda proruppe, fermò d’Iperíone il fulgido figlio
a lungo i suoi cavalli veloci, sinché la fanciulla
Pallade Atena tolte non ebbe dagli òmeri santi
l’armi divine: lieto fu il cuor del saggissimo Giove.

     E dunque, a te, figliuola di Giove l’egíoco, salute:
io mi ricorderò d’esaltarti in un carme novello.