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102 | INNI OMERICI |
È pittura d’evidenza mirabile, che subito s’impone alla fantasia del lettore. Caratteristica è, soprattutto, la lunga descrizione dei fiori che coglie Persefone. In tutta la poesia greca non troviamo che brevissimi accenni floreali, siano pure sentiti e squisiti 1. Qui c’è invece una profusione; e il nostro pensiero corre ad opere di poesia moderna. Per esempio, senza parlare di Shelley 2, alla finissima Feroniade di Vincenzo Monti.
Un altro brano c’è, nella poesia greca, simile a questo: il brano de «Le Ciprie», riferito da Ateneo, in cui si descrive l’abbigliamento di Afrodite.
Dunque, le vesti indossò che avevan le Càriti e l’Ore
apparecchiate per lei, le avevano immerse nei fiori
di Primavera, quanti ne reca la nuova stagione,
nel croco, nel giacinto, nel florido fior di viola,
nei bocci della rosa, nettarëi, belli, soavi,
dell’opulento narciso nei calici ambròsi, nel giglio,
quanti alla nuova stagione la terra ne reca: di fiori
tanti e sí varii olezzava la veste che cinse Afrodite.
- ↑ Vedi, in questa collezione, la prefazione all’Iliade, pag. XXIX, nota 2.
- ↑ Oltre alla famosa «Sensitiva», si legga per esempio, The Question, dove è una mossa che ricorda proprio la descrizione del nostro inno: «There grew pied wind-flowers and violets | Daisies, those pearled Arcturi of the earth | the constellated flower that never sets; | faint oxlips; tender bluebells, at whose birth | the sod scarce heaved; and that tall flower that wets... its mother’s face with Heaven’s collected tears, etc.». E quest’ultimo fiore sarebbe appunto il narciso.