140non te ne voglio tenere nascosta una sola parola.
Disse che visto in un’isola avea tra gran crucci tuo padre,
in casa della ninfa Calipso, che a forza lo tiene
vicino a sé: per questo non può ritornare alla patria,
perché navi non ha fornite di remi, o compagni 145che lui possan guidare pel dorso del pelago immane».
Disse cosí Menelao, l’Atride guerriero valente;
ed io, compiuto tutto, tornai; ché inviarono un vento
prospero i Numi a noi, che presto alla patria mi spinse».
Cosí disse; e a Penèlope il cuore commosse; ed allora 150Teoclimèno, mente divina, cosí prese a dire:
«O veneranda sposa d’Ulisse fígliuol di Laerte,
troppo costui, davvero, non sa: ciò ch’io dico ora ascolta:
ch’io ti dirò, senza nulla mentir, né nascondere, il vero.
Sappia ora Giove, primo fra i Numi, e la mensa ospitale, 155e il focolare d'Ulisse, signor senza macchia, ov’io giunsi,
che certamente Ulisse si trova di già nella patria,
sia che cammini o che segga: che questi soprusi conosce,
e per i Proci tutti del danno già semina il germe.
Tale un auspicio alato, mentre io sopra i banchi sedevo 160del solido naviglio, m’apparve; e a tuo figlio lo dissi».
E a lui queste parole rispose Penèlope scaltra:
«Deh!, se i tuoi detti, straniero, potessero aver compimento!
Tu ben sapresti allora la mia gratitudine; e doni
tanti ne avresti, che ognuno dovrebbe chiamarti felice». 165Dunque, tra loro cosí scambiavano queste parole.
E gli arroganti Proci, dinanzi alla casa d’Ulisse,
con la protervia usata lanciavano i dischi a sollazzo,
su lo spiazzato bello, scagliavan le lunghe zagaglie.
Ma quando giunse l’ora del pranzo, e comparve la greggia