Pagina:Omero - L'Odissea (Romagnoli) II.djvu/77

74 ODISSEA

320che conduceva da Pilo Telemaco e tutti i compagni.
Ora, poi che fûr giunti nel mezzo del porto profondo,
quelli sospinsero il negro naviglio alla spiaggia; ed i servi
volonterosi via ne levaron gli attrezzi, e alla casa
portarono del figlio di Ulisse i bellissimi doni;
325ed alla casa poi d’Ulisse mandarono un messo,
che la novella fausta recasse a Penelope scaltra,
ch’era nei campi Telemaco, e aveva ordinato che il legno
per la città proseguisse, perché l’animosa regina
strugger non si dovesse, temendo, in continuo pianto.
330Or s’incontrarono a un punto l’araldo e l’onesto porcaro,
ch’ambi dovean recare lo stesso messaggio a la donna.
E com’essi del re divino fûr giunti alla casa,
alto parlò l’araldo fra tutti i famigli, e le disse:
«Il tuo figliuolo è già, regina, tornato da Pilo».
     335Presso a Penelope invece si fece l’onesto porcaro,
e tutto le narrò, come aveva Telemaco imposto;
e poi che l’ambasciata compié tutta in ordine, mosse
via dalla sala, via dalla corte, e tornò fra i suoi porci.
Tristi, turbati i Proci rimasero. Uscir della sala,
340mossero fuor dalla corte, di là dal gran muro, all’aperto,
quivi a seder, della reggia si posero innanzi alla porta.
     E primo allora il figlio di Pòlibo, Eurímaco, disse:
«Amici miei, con questo viaggio, davvero un’impresa
oltremisura grande compiuta ha Telemaco; e noi
345nol credevamo! Su via, s’appresti la nave piú snella,
e rematori esperti vi salgan, che ai nostri compagni
possano dare al piú presto l’avviso che tornino a casa».
     Compiuta non avea la parola, che Anfinomo, gli occhi
volgendo al mare, vide la nave arrivare nel porto,