260«Buoni son questi due difensori che m’hai nominati;
usi a sedere in alto, sui nuvoli eccelsi, ed impero
hanno su tutti gli altri Celesti e su tutti i mortali».
E gli rispose Ulisse tenace divino, gli disse:
«Bene, non li vedrai restar lungo tempo lontani 265dalla feroce mischia, nel giorno che sotto il mio tetto
verrà fra i Proci e noi decisa la furia di Marte.
Or, non appena sorga l’Aurora, tu torna alla reggia,
e qui mettiti in mezzo fra i Proci arroganti e superbi.
Anche io poi ci verrò, piú tardi, guidato da Eumèo, 270e le sembianze avrò d’un vecchio cencioso e pitocco;
e se nella mia casa coprirmi oseranno d’oltraggi,
le sofferenze mie patisca in silenzio il tuo cuore,
anche se per un piede dovessero fuor dalla porta
mettermi, e fare di me bersaglio. Tu guarda, e sopporta. 275Consigliali però che desistan da tali stoltezze,
blande parole ad essi rivolgi: né ascolto daranno;
e giunto allor sarà per essi il momento fatale.
E un’altra cosa ancora ti dico, e tu tienila a mente.
Quando m’ispiri Atena, la dea dall’accorto consiglio, 280ti farò cenno cosí col capo. Tu intendimi allora,
e quante in quella stanza sono armi da guerra, raduna,
e poi recale su, fino all’ultima, e ponile ai canti
dell’armeria. Se poi volessero i Proci sapere
e interrogarti, rispondi con queste melliflue parole: 285«L’ho tratte giú dal fumo, perché piú non sembrano quelle
che Ulisse un giorno qui lasciava partendo per Troia;
ma brutte sono, ovunque le giunse la vampa del fuoco.
E poi, questo piú grave pensiero ispirato m’ha un Nume:
che voi, presi dal vino, possiate venire a contesa