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22 ODISSEA

20cosí di maschi in tutto ce n’era trecentosessanta.
Stavano quattro mastini lí presso, e sembravano fiere,
sempre alla guardia: il fido porcaro li aveva cresciuti.
Eumèo stava or tagliando la florida pelle d’un bove,
e ne foggiava ai suoi piedi calzari. Erano iti i garzoni:
25tre dietro i porci, chi qua, chi là, per il pascolo, al prato:
il quarto, Eumèo l’aveva mandato in città, che recasse
ai prepotenti Proci, che a ciò l’astringevano, un ciacco,
per immolarlo ai Numi, per farne satolle di carne.
     Immantinente i cani latratori videro Ulisse,
30e con grandi urli addosso gli corsero; e súbito Ulisse
prudentemente sedé, lasciò andar dalle mani il bastone.
Pure, qui, presso alle stesse sue stalle, ne andava malconcio,
se non correva a cacciarli, con rapidi passi, il porcaro,
che lasciò andare il suo cuoio, si precipitò su la porta,
35e con grandi urli, con una gragnuola di pietre, i mastini
sperse, chi qua, chi là. Poi, volto al Signore, gli disse:
«Povero vecchio, per poco non t’hanno sbranato i mastini,
all’improvviso! E avuto davvero ne avrei gran rimorso:
e già cordogli e pene mi dànno abbastanza i Celesti:
40ché me ne sto qui doglioso, piangendo il mio re semidio,
ed allevare i porci mi tocca, ingrassarli per gli altri,
che me li mangino; e quello fors’anche patisce la fame,
ramingo se ne va fra genti e città forestiere,
se pure è vivo ancora, se vede la luce del sole!
45Seguimi adesso, entriamo nella mia capanna, buon vecchio,
sí che ti possa anche tu saziare di cibo e di vino,
e poi mi dica donde sei giunto, e che pene hai sofferto».
     Nella capanna, dicendo cosí, lo condusse il porcaro.
Sopra la terra ammucchiò gran copia di frasche, vi stese