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232 ODISSEA

     380Queste parole andavan volgendo cosí l’uno all’altro.
E poi che fu il travaglio cessato, e apprestata la mensa,
l’uno vicino all’altro su i troni sederono e i seggi,
e sovra i cibi pronti gittaron le mani; e a lui presso
il vecchio Dolio giunse, con lui giunsero anche i suoi figli,
385stanchi, dalla campagna: chiamati li aveva la vecchia
sicula, madre loro, che ad essi apprestava la mensa,
e Dolio, fatto vecchio, curava amorosa. Ora questi,
com’ebber visto Ulisse, com’ebbero tutto compreso,
stettero tutti stupiti in mezzo alla stanza. Ma Ulisse
390a loro con soavi parole volgendosi, disse:
«O vecchio, siedi al desco: non statemi tanto a stupire:
ché noi, con molta voglia di stendere ai cibi le mani,
stiamo attendendo qui da un pezzo la vostra venuta».
     Cosí diceva. E Dolio, entrambe stendendo le mani,
395corse ad Ulisse, gli prese, gli baciò la mano sul carpo,
e gli parlò, cosí gli volse l’alata parola:
«O caro, poi che a noi bramosi sei pure tornato,
che piú non si sperava, ma i Numi t’hanno essi condotto,
salute a te, fortuna, ti diano i Celesti ogni bene.
400E questo a me rispondi verace, ch’io bramo saperlo:
se già saputo ha tutto Penelope piena di senno
che sei tornato, o se mandarle dobbiamo un messaggio».
     E gli rispose Ulisse lo scaltro con queste parole:
«Vecchio, lo sa di già: di questo non darti pensiero».
     405Cosí disse; e di nuovo il vecchio sedé sul suo scanno.
E poi che similmente di Dolio i figliuoli ad Ulisse
ebbero volti saluti, lo ebbe ognun d’essi abbracciato,
vicino al padre Dolio sederono in giro alla mensa.
     A banchettare dunque badavano questi; e veloce