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220 ODISSEA

20l’anima s’appressò d’Agamènnone figlio d’Atreo;
e tutte intorno a lui si stringevano l’altre che insieme
furono uccise, e morte trovar nella casa d’Egisto.
E del Pelíde l’alma si volse a lui prima, a parlargli:
«Noi credevamo, Atríde, che a Giove signore del tuono
25piú assai che ogni altro eroe mai sempre tu fossi diletto,
perché su molta gente gagliarda tendevi lo scettro
nel suol di Troia, dove patirono tanto gli Achivi:
ed anche tu dovevi perire, incontrare la sorte
lugubre, a cui nessuno, che nato pur sia, può sfuggire.
30Deh, se tu avessi, tutto godendo l’imperio e l’onore,
trovata fra i Troiani la morte, e seguita la sorte!
Tutti gli Achivi allora t’avrebbero eretta una tomba,
e guadagnato avresti gran fama per te, per tuo figlio.
Ora il destino ti volle segnare a tristissima morte!»
     35E de l’Atríde l’alma cosí gli rispose, gli disse:
«Oh te beato, Achille Pelíde, che agguagli i Celesti,
che lungi d’Argo, in Troia cadesti; e quanti eran migliori
Troiani e Achivi, attorno cadeano, per te combattendo.
Ma della polvere tu giacevi fra i vortici, grande
40per grande spazio: né piú ti davi pensier dei cavalli.
Noi tutto il dí pugnammo; né fin ponevamo a la zuffa,
se non avesse mandato un turbine Giove a troncarla.
E allor che dalla pugna t’avemmo poi tratto alle navi,
sul letto ti ponemmo, le membra tue belle con acqua
45tepida purificammo, con olio; e assai lagrime ardenti
a te d’intorno i Dànai versaron, reciser le chiome.
Ed emergea tua madre dal mar con le Ninfe immortali,
quando ella udí la Fama. E un grido infinito sul mare
sorgeva, un gran terrore invase gli Achei tutti quanti.