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CANTO XXII 199

470E disse questi alla fida nutrice Euriclèa: «Buona vecchia,
portami solfo, che il lezzo purifica, portami fuoco
ché la mia casa tutta suffumighi; e récati quindi
su da Penelope, e dille che scenda quaggiú con le ancelle;
e fa che calin pure qui tutte le donne di casa».
     475E a lui cosí rispose la fida nutrice Euriclèa:
«Sì, tutto quello che dici, figliuolo mio caro, sta bene;
prima però ti voglio portare una tunica e un manto,
che nel palagio non debba restare cosí con le spalle
tutte coperte di cenci: davvero ci perdi decoro».
     480E le rispose cosí l’accorto pensiero d’Ulisse:
«Bene, ma portami il fuoco: questa è la primissima cosa».
     Disse cosí: né fu tarda la fida nutrice Euriclèa.
Gli portò dunque il solfo col fuoco; ed Ulisse divino
tutta suffumigò la stanza, la casa e la corte.
485Quindi la vecchia andò per tutte le fulgide stanze,
dando l’annuncio alle ancelle, spingendole a scendere presto
Quelle discesero súbito giú con la fiaccola ognuna,
e circondarono Ulisse, con mille saluti festosi;
e lo baciavano, piene di gioia, sugli omeri e il corpo,
490e gli afferravan le mani. Le andava l’eroe ravvisando
ad una ad una; e lo invase di pianto dolcissima brama.