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CANTO XXI | 179 |
410l’impugnatura a sommo, uscí via dall'ultimo foro
il grave bronzeo dardo. E Ulisse a Telemaco disse:
«Vergogna non ti fa, Telemaco, questo straniero
ospite tuo: fallita la mira non ho, né stentato
troppo, per tender l’arco: le forze mi valgono ancora.
415Quello non sono che i Proci maltrattano e copron d’ingiurie.
Ora il momento è giunto, finché dura il dí, d’ammannire
il pranzo ai Proci; e poi potranno pigliarsi altri svaghi
col canto e con la cetra, che sono ornamento alla mensa».
Disse, e fe’ cenno con gli occhi. Di subito cinse la spada
420Telemaco, figliuolo diletto d’Ulisse divino,
gittò sul giavellotto la mano; e vicino a suo padre
stette vicino al seggio, fulgente nel lucido bronzo.