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CANTO I 13

allora alla paterna tua terra diletta ritorna,
levagli un tumulo, rendigli estreme onoranze solenni,
come ad un re si conviene. Poi scegli a tua madre uno sposo.
290E quando tutto ciò tu abbia provvisto e compiuto,
tempo sarà che vada volgendo nel seno e nel cuore
come nella tua casa provveda alla morte dei Proci,
sia con l’inganno, sia con atti palesi. Con ciance
piú trastullar non ti devi, ché a te l’età tua nol consente.
295Non odi forse Oreste divino, che fama ha lucrata
presso le genti tutte, poiché diede morte ad Egisto,
il tessitor d’inganni che l’inclito padre gli uccise?
Ed anche tu, mio caro, sí grande ti veggo e sí bello,
móstrati prode, sicché dei posteri alcuno ti esalti.
300Ma fare io devo adesso ritorno alla rapida nave,
ed ai compagni che male sopportan l’indugio mio lungo.
Tu provvedi ai tuoi casi, considera ciò che t’ho detto».
     E a lei queste parole rispose Telemaco scaltro:
«Ospite, tu mi rivolgi parole che ispira l’affetto,
305come a suo figlio un padre; né mai m’usciranno di mente.
Ma su, rimani adesso, per grande che sia la tua fretta,
sí che tu faccia un bagno, che possa allegrare il tuo cuore,
ed alla nave lieto ritorni, recandovi un dono,
bello, d’eccelso pregio, che tu per ricordo mio serbi,
310come l’usanza vuole che l’ospite all’ospite porga».
     E gli rispose cosí la Diva dagli occhi azzurrini:
«Non trattenermi, ché assai del viaggio mi spinge la brama;
e il dono che l’amico tuo cuor ti consiglia di darmi,
me lo darai, che a casa lo porti, quando io qui ritorno.
315Sceglilo bello assai, ché n’avrai ben degno ricambio».