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CANTO I 7

110Assai prima d’ogni altro, Telemaco simile ai Numi,
la vide; ché sedeva, col cuore in angoscia, fra i Proci,
l’immagine del padre con l’occhio dell’alma fissando,
se mai giungesse, e i Proci sperdesse lontan dalla casa,
sí che, lucrando onore, tornasse signor dei suoi tetti.
115Pensava a ciò, seduto fra i Proci; ed Atena gli apparve;
ond’ei súbito all’atrio si spinse; ché in cuor gli pesava
sopra la soglia lasciare un ospite a lungo. Vicino
le andò, per man la prese, le tolse la lancia di bronzo,
e, a lei rivolto, il volo diresse di tali parole:
120«Ospite, salve! Sarai fra noi benvenuto. Or ti ciba,
e dopo il pranzo dirai qual causa fra noi ti conduce».
     Dentro, com’ebbe ciò detto, l’addusse; ed Atena seguiva.
E quando furon giunti cosí dentro l’alta magione,
quivi la lancia depose vicino a un’eccelsa colonna,
125dentro l’astiera bella, lucente, dov’eran poggiate
molte altre lance d’Ulisse divino dal cuore tenace.
E lei condusse, e fece sedere in un fulgido trono,
stesovi un drappo: e v’era, sostegno dei pie’, lo sgabello;
ed una seggiola varia d’intarsi da presso le pose,
130lungi dai Proci, perché lo straniero, crucciato dal chiasso,
non fastidisse il pranzo, fra quei tracotanti signori,
e per potergli domande rivolger sul padre lontano.
Ed acqua una fantesca recata in un’aurea brocca,
bella, e sott’essa un bacino d’argento, versava il lavacro
135sopra le mani. Poscia distese una tavola liscia.
E recò pani, sul desco li pose la degna ministra,
e molti cibi, offrendo di quanto ella avea, quivi aggiunse.
Quindi lo scalco portò d’ogni specie le carni imbandite
sopra guantiere, e presso ciascun, pose un calice d’oro;