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4 ODISSEA

20Ma degli Etíopi questi gito era alle terre lontane —
sono le genti estreme del mondo, in due zone divisi,
gli uni ove il sol s’immerge nel pelago, gli altri ove sorge —
dove di agnelli e di tori gli offrivano sacre ecatombi.
Quivi, assistendo al convito, godevasi; e stavano gli altri
25Dei, nella reggia accolti di Giove signore d’Olimpo.
Or, cosí prese a dire degli uomini il padre e dei Numi,
poi che gli risovvenne del nobile Egisto, cui morte
inflitto aveva Oreste, figliuol d’Agamènnone illustre.
Dunque, pensando a quello, fra i Numi cosí prese a dire:
30«Ahimè, come i mortali dàn sempre la colpa ai Celesti!
Dicono che da noi provengono i mali; ma invece
essi, coi loro peccati, li attirano, in onta al destino.
Come ora Egisto: sedusse la sposa del figlio d’Atreo,
contro al destino, e lo sposo sgozzò che tornava, sebbene
35la sorte sua sapesse: ché noi l’avevamo ammonito.
Ermète a lui mandando, il vigile d’Argo uccisore,
di non uccider l’eroe, né ambir la sua sposa; ché Oreste,
d’Agamènnone figlio, farebbe vendetta del padre,
quando, cresciuto, desío lo pungesse dal suolo paterno.
40Cosí gli disse Ermete; né giunse a convincere Egisto,
per quanto egli il suo bene cercasse; ed or tutto ha scontato».
     E a lui cosí rispose la Diva dagli occhi azzurrini:
«O padre nostro Croníde, supremo fra tutti i Celesti,
ben meritata fu la pena a cui quegli soggiacque:
45muoia cosí, chiunque si macchia di simili colpe.
Ma mi si spezza il cuore, pensando al saggissimo Ulisse,
misero, che dagli amici lontano, si strugge di doglia,
in mezzo al mare, in un’isola, ov’è l’umbilico del ponto.
Fitta è quell’isola d’alberi; e quivi una Diva soggiorna