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LVI | PREFAZIONE |
Ma in fronte ad una prefazione, non giova specificare né insistere su questo punto. Ciascuno, leggendo con questo spirito, potrà veder chiari, nell’animo di ciascun personaggio, i riflessi della molteplice anima d’Omero.
Invece, vorrei richiamare l’attenzione su certi luoghi dai quali traspare non solamente lo spirito, ma anche, forse, alcuna materiale condizione della vita d’Omero.
È antica osservazione che nei poemi Omerici spesso spesso s’imbandisce la tavola. È verissimo. E, a cercar meglio, si vede che la facilità e l’abbondanza dei banchetti sono in Omero indice e caratteristica di felicità. Si banchetta sempre in Olimpo. Banchettano i Numi quando scendono fra i mortali; e s’indugiano sinché c’è da mangiare. Cosí nelle corti. Ricordiamone una, quella d’Eolo e dei suoi figli.
Passano il tempo in conviti. Vivande hanno sempre lí pronte |
E il tòno diviene anche piú caldo, il colorito piú acceso quando non si descrivono banchetti e conviti di lusso, ma di soldati, d’avventurieri, di povera gente, Cosí, per recare il piú evidente esempio, quello nella misera capanna d’Eumèo. E tutta l’ospitalità del povero e buon porcaro è descritta con tócchi di vivezza e sentimento profondi.
E con che intenso indefinibile senso di piacere si descrive (XIV) l’allestimento d’un caldo letto improvvisato!
Sopra la terra ammucchiò gran copia di frasche, vi stese |