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PREFAZIONE | XXXIX |
i Cimmerî, in case sotterranee, comunicanti fra loro, per sotterranei passaggi; e che qui ricevevano gli stranieri, in un santuario scavato a grande profondità; e che, per patrio costume, nessuno di loro poteva mirare la luce del sole, e solo di notte uscivano dalle loro buche. — Erano senza dubbio una tribú — o una consorteria — che sfruttava insieme le condizioni geologiche e l’umana credulità.
Ed ecco dunque ricostruita la regione dei Campi Flegrei, quale dové essere diecine e diecine di secoli fa, quando in Europa incominciarono a fiorire le leggende. Irta di selve selvagge, velata di nuvole ed esalazioni mortali, essa sarà sembrato il vero soggiorno della morte. E un poeta come Omero, parte ispirandosi alla leggenda, parte contemplando i luoghi stessi, può bene averne attinta ispirazione per la soprannaturale avventura del suo eroe.
Le Sirene. Anche il paese delle Sirene ci viene indicato da una tradizione antichissima. È il piccolo arcipelago di zone e d’isolotti a Sud della penisola sorrentina, nel golfo di Salerno e d’Amalfi (antica Pesto), alle porte dello Stretto di Capri. Virgilio li chiama Scopuli Sirenum. Oggi si chiamano Galli. Sono coperte da prati di narciso, e non inopportunamente il Bérard ricorda che le Sirene dell’Odissea cantano su un prato.
Ma quale sarà stata l'origine del mito?
Giuseppe De Lorenzo, ricorda il singolare profilo di Capri, che, vista da Camaldoli, assomiglia ad una testa di donna supina, con la gran chioma ondante effusa verso Oriente. Ed anche afferma, in un altro suo libro1, che
- ↑ Giuseppe De Lorenzo. La terra e l’uomo, nel capitolo: Il golfo