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PREFAZIONE XXXV

giorno attraverso il mare1, e la sera giunge al fiume Oceano, dove abitano i Cimmeri. Qui scendono, sopra una spiaggia bassa, coperta di salici e di pioppi (X, 509-10); e, dopo costeggiato un po’ il fiume Oceano (XI, 21), giungono alla casa di Ade (X, 512), dove scorrono l’Acheronte, il Piriflegetonte, e lo Stige.

Ora, a Sud del Monte Circeo, nella stessa costa tirrena, a un centinaio circa di chilometri, fu celebre in tutta l’antichità un Paese dei morti, nel quale appunto si supponeva avvenuto l’episodio della Nékyia2. È sulla riva Nord del Golfo di Napoli, nei Campi Flegrei, intorno ad uno dei cratèri spenti di cui già abbiamo parlato, e che anche oggi porta il nome di Averno. Questo cratere ha il suo sopracciglio intatto, meno verso il mare, dove s’apre una breccia che mette in un paese piano, occupato per tre quarti dal famoso Lago Lucrino. È una palude, o, meglio un golfo, che appena una piccola diga separa dal mare libero; ed è stato sempre tagliato da canali ed emissarî che versano le acque del Lucrino nella baia.

Eruzioni vulcaniche hanno mutato l’aspetto del paesaggio; ma nel complesso troviamo qui la precisa topografia dell’Odissea.

Ulisse, giungendo dall’alto mare, è entrato nel golfo

  1. XI, II: τῆς δὲ πανημερίης τέταθ´ἱστία ποντοπορούσης. Questo verso ci assicura che giungono all’Oceano solo a notte, e determina cosí assolutamente il valore da tribuire all’espressione πείρατα Ὠκεανοῖο (XI, 13).
  2. Ἐμύθευον δ´ οἱ πρὸ ἡμῶν ἐν τῷ Ἀόρνῳ τὰ περὶ τὴν Νέκυιαν τὴν Ὁμηρικὴν καὶ δὲ καὶ νεκυομαντεῖον ἱστοροῦσιν ἐνταῦθα γενέσθαι καὶ Ὀδυσσέα εἰς τοῦτο ἀφικέσθαι, κ.τ.λ. Strabone, l.c.