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XXVIII | PREFAZIONE |
tempo eruttava anche pomici galleggianti (Spallanzani). Ora, quale sarà stato l’aspetto dell’isola durante le eruzioni?
Ci risponde, in un’opera moderna, il Thévenot1, che descrive un fenomeno nel porto di Santorino. «Dal mattino alla sera, uscí dal fondo del mare una quantità enorme di pomici. E coprirono talmente il mare dell’Arcipelago, che per qualche tempo, e durante il dominio di certi venti, dei porti rimasero sbarrati, né alcuna barca, per piccola che fosse, poteva uscirne, se i battellieri non le facevano strada, attraverso le pomici».
Tale appare anche oggi Tera, tutta recinta di pomici fluttuanti. Tale, nei periodi di eruzione, dové apparire Stromboli agli occhi degli antichi navigatori. E s’intende bene come questa zona, che nel suo traballio sembrava coinvolgere tutta l’isola, desse origine alla leggenda d’isole fluttuanti in origine, e che in séguito, per prodigio divino (ossia quando fu conclusa l’eruzione di pomici), rimasero salde sulle loro basi.
E il Bérard trova inoltre una coincidenza che, per quanto speciosa, non mi sembra meno convincente. Secondo una credenza degli isolani, riferita da tutti gli autori antichi e moderni, il vulcano di Stromboli è calmo quando soffiano i venti del Nord, attivo quando spirano quelli del Sud. Non sarà forse da ricercare qui il germe dell’episodio di Eolo che accoglie gentilmente Ulisse quando giunge dai campi Flegrei, spinto dalle brezze settentrionali, e invece lo discaccia furioso quando torna spinto dai venti del mezzogiorno?
I Lestrigoni. I Lestrigoni! È un nome che, non solo per il suo significato tradizionale, bensí anche per il suono,