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CANTO VII 125




     Cosí quivi pregava Ulisse tenace divino;
e verso la città la fanciulla traevan le mule.
Ed ecco dunque, appena fu giunta alla casa del padre
fulgida, stette alla porta dinanzi; e le furono attorno
5i suoi fratelli, uguali d’aspetto ai Celesti; e dal carro
sciolser le mule, e dentro portaron le vesti. E Nausica
andò nelle sue stanze. Qui stava accendendole il fuoco
Eurimedusa, l’annosa fantesca preposta alle stanze.
D’Àpito un dí condotta l’avevan le navi ricurve;
10e Alcinoo l’ebbe in dono, perché sopra tutti i Feaci
regnava, e come a un Nume gli davano ascolto le genti.
Essa allevata aveva Nausica dall’omero bianco;
e il fuoco ora accendeva per lei, preparava la cena
     E verso la città Ulisse divino anch’ei mosse;
15e provvedendo al suo bene, fittissima nebbia d’attorno
gli avvolse Atena, perché nessun degli alteri Feaci,
se l’incontrasse, dovesse schernirlo, indagare chi fosse.
Ma quando era all’amena città già vicino, dinanzi